Troppi compiti a casa per gli studenti italiani: primato europeo con 8,5 ore a settimana
Le statistiche rivelano che l'approccio didattico del Paese rimane ancorato a un modello tradizionale che attribuisce un ruolo preponderante al lavoro svolto al di fuori delle mura scolasticheL’Italia continua a mantenere un primato negativo in Europa per quanto riguarda il tempo che i ragazzi dedicano ai compiti a casa. Stando agli ultimi dati, gli studenti italiani trascorrono in media circa 8,5 ore a settimana nelle loro abitazioni sui libri, un numero che supera nettamente la media europea e che triplica le ore settimanali della Corea del Sud. Questo divario solleva interrogativi sul modello educativo italiano e sulla sua possibilità di far in modo di generare un cambiamento attraverso una riforma dei compiti a casa.
Nonostante le numerose ricerche e gli appelli da parte di esperti, l'Italia sembra essere non volersi allontanare dal modello tradizionale che attribuisce un ruolo preponderante ai compiti a casa. Il tempo che i giovani passano sui libri, soprattutto durante il periodo delle vacanze natalizie, in realtà, sta continuando a incrementarsi di anno in anno, contrariamente a quanto avviene in altri Stati. Questo fenomeno solleva preoccupazioni anche a livello psicologico, poiché un carico di lavoro eccessivo, soprattutto negli adolescenti, può influire negativamente sul benessere degli studenti e sulle loro opportunità di svago e crescita personale.
Nel panorama europeo, le differenze sono evidenti; Paesi come la Finlandia e la Svezia, da sempre modelli di riferimento nel campo educativo, prediligono un approccio più equilibrato, dove il tempo libero è considerato fondamentale per la crescita e lo sviluppo dei ragazzi. In questi Paesi, il numero di ore dedicate ai compiti settimanali non supera le 4 - 5 ore, un dato che sembra confermare l'efficacia di metodi didattici che privilegiano l'apprendimento in classe e il coinvolgimento diretto degli studenti. D'altro canto il motivo principale per il quale l'Italia non riesce a prendere come esempio questi modelli d'istruzione potrebbe risiedere in una lunga tradizione educativa che tende a attribuire grande valore alla quantità di lavoro svolto al di fuori dell'orario scolastico. Inoltre, l'incremento dei compiti a casa potrebbe essere influenzato dalla preoccupazione di non riuscire a coprire tutto il programma scolastico durante l'orario di lezione, un problema che colpisce in particolare le scuole secondarie.
Tuttavia, l'intensificazione dei compiti non è necessariamente sinonimo di una migliore preparazione scolastica. Numerosi studi hanno dimostrato che un eccessivo carico di lavoro a casa non porta a risultati migliori in termini di apprendimento, ma piuttosto aumenta lo stress e l'insofferenza degli studenti. In un contesto educativo che vuole essere innovativo e al passo con i tempi, sarebbe utile riflettere su come bilanciare meglio le esigenze didattiche e il benessere psicofisico degli studenti, evitando che il carico di lavoro diventi un ostacolo al loro sviluppo.

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