Senza nome e senza passato: l’Italia dei cadaveri dimenticati
Sono oltre mille i corpi non identificati conservati negli obitori che non sono mai stati reclamati, riconosciuti o cercati da parenti, amici e conoscentiNel cuore dell’Italia, tra i registri polverosi degli obitori e le celle frigorifere custodi di silenzi ininterrotti, oltre mille cadaveri giacciono senza nome, senza identità e senza passato. Corpi mai reclamati, mai riconosciuti o mai cercati da parenti, amici e conoscenti; uomini e donne il cui ultimo lascito è un archivio comunale.
A guidare questa drammatica classifica è il Lazio, con ben 269 cadaveri anonimi registrati, di cui 251 solo a Roma, 11 a Latina, 2 a Rieti, 5 a Viterbo. Seguono Lombardia, Sicilia e Campania; ma il fenomeno non ha confini geografici: si estende ovunque, silenzioso e inesorabile. Quando non si riesce a restituire un’identità ad un defunto, il suo corpo può rimanere in obitorio anche per un tempo indefinito. Grazie ad un protocollo, firmato da nove Regioni, è diventata possibile la sepoltura all’interno di una tomba anonima con una croce di legno spezzato, a spese del Comune nel quale le salme sono state trovate.
“Ogni Comune ha dedicato uno spazio nei propri cimiteri ai cadaveri senza nome, dove i corpi vengono trasferiti solo dopo che la scientifica ha ultimato gli accertamenti, e una volta arrivati i risultati di tutte le analisi. Il nodo da sciogliere è sulle spese da sostenere. Il commissario straordinario del governo è senza portafoglio, ma c’è da far fronte a diversi oneri, come il prelievo del dna e gli accertamenti anche odontoiatrici. I Comuni pagano il trasporto e il seppellimento della salma, con funerali per beneficenza a carico delle diverse amministrazioni. Ma nei Comuni più piccoli, che hanno un bilancio più limitato, queste spese sono difficili da sostenere”, dichiara il medico legale Dalila Ranalletta, delegata dalla Regione Lazio all’attuazione dell’intesa con le Prefetture e le Procure, che continua “Il protocollo è frutto di un lavoro intenso, che ha visto la Regione Lazio particolarmente attiva. A Roma poi, a parte il numero di abitanti, abbiamo anche una notevole quota di extracomunitari, oltretutto non censiti, e il problema è che non si riesce a identificarli perché non ci sono i confronti e la Capitale è destinata ad avere un numero importante di queste persone non identificate”.
Spesso si tratta di anziani che non hanno più fatto ritorno a casa, qualche barbone che una dimora nemmeno la possiede, qualche migrante naufragato nel Mediterraneo, e molti suicidi, corpi abbandonati nei boschi o lungo le strade, senza documenti e tracce utili al riconoscimento. Accanto a tutte le persone non riconosciute si cela una storia dimenticata, un passato che sembra non essere mai esistito, e dietro ogni mancato riconoscimento, un sistema che fatica a rispondere: banche dati non aggiornate e la mancanza di un’anagrafe nazionale centralizzata per i corpi senza identità.
Le autorità ultimamente stanno tentando di colmare il vuoto, ma come per tutte le cose servono fondi, tecnologie, ma soprattutto sensibilità collettiva. In fondo chiunque, vivo o morto, merita un’identità, una storia, una tomba che non sia solo un numero. Nel frattempo che la situazione migliori negli obitori italiani centinaia di “ignoti” aspettano ancora giustizia.
Monica Martini

Roma - Identità - cimiteri - Cadaveri
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