Parità di genere in Europa: progressi lenti che non migliorano le condizioni di vita delle donne
Nonostante qualche passo avanti, l’Ue fatica a colmare il divario, mentre l’Italia resta tra i Paesi con maggiori disparità nel lavoro e nelle opportunitàL’Italia ha dimostrato, ancora una volta, come non riesca a colmare il divario di genere. Il Gender Equality Index pubblicato dall’EIGE ha infatti assegnato alla penisola 61,9 punti su 100, uno in meno della media Ue (63,4). Un risultato insufficiente che conferma come nonostante sia avvenuto un miglioramento rispetto all’ultimo decennio, i tempi impiegati sono troppo lunghi e i progressi non così consistenti.
Il ritratto stilato dall’EIGE espone i ritardi strutturali di cui il Paese continua a soffrire, che limitano il raggiungimento dell’uguaglianza. In particolare, pur avendo guadagnato terreno in alcune aree negli ultimi anni, l’Italia resta in ritardo soprattutto sul fronte del lavoro, confermandosi una tra le ultime nazioni dell’Ue nella partecipazione femminile al mercato lavorativo e nella parità retributiva. Le donne in coppia guadagnano in media solo il 53% del reddito delle partner maschili, uno dei divari più ampi nell’Unione. Per raggiungere la stessa soglia di reddito annuale di un uomo, la donna dovrebbe lavorare quasi quattro mesi in più.
Uno dei problemi più critici a emergere è il gap occupazionale, con solo il 33% delle donne italiane che ricopre un impiego equivalente a tempo pieno, contro il 53% degli uomini. Si tratta di una differenza che si accentua nelle famiglie con figli piccoli, a scapito del tempo libero, delle opportunità di formazione e della salute delle figure femminili, che hanno una prospettiva di vita più lunga ma con una qualità di vita inferiore a quella maschile in età avanzata.
Un altro elemento che rimane centrale per la questione della disuguaglianza riguarda il potere decisionale e la rappresentanza. Sebbene la presenza femminile nei vertici economici e sociali sia aumentata — con l’Italia al secondo posto nell’Ue per quota di donne nei consigli di amministrazione delle grandi aziende — le donne restano sottorappresentate nelle istituzioni politiche e nei governi nazionali. Nell’Ue, dove in media circa un terzo dei membri dei parlamenti nazionali è donna, sono molte le deputate che riferiscono di aver subito violenza o discriminazioni nel corso della loro carriera politica.
Gli stereotipi culturali, la difficoltà di accesso a finanziamenti e la violenza di genere sono gli ostacoli più citati che gli esperti evidenziano per spiegare perché l’Europa stenti a colmare il divario. Questi fattori si sommano al peso delle responsabilità di cura non retribuita, sostenute in gran parte dalle donne, che limitano le opportunità lavorative e di carriera.
È di fatto, ancora oggi, innegabile come per molti Paesi, compresa l’Italia, il percorso verso una parità reale richiederà ancora anni di riforme mirate e un profondo cambiamento delle strutture sociali e culturali.
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