“Non si fermano e non si possono fermare i soccorsi in mare”
Dopo il blocco della nave Mediterranea a Trapani, la ong è ripartita a viaggiare per aiutare le imbarcazioni e i migranti che necessitano di assistenza urgenteA inizio settembre la nave Mediterranea della omonima ong è stata posta sotto fermo amministrativo per due mesi dal ministero dell’Interno perché aveva disobbedito agli ordini del ministero, facendo sbarcare alcuni migranti in mare a Trapani, in Sicilia, anziché a Genova, come da indicazioni, ricevendo inoltre una multa di 10mila euro.
La decisione del tribunale non è passata inosservata in quanto andava contro le regole per il soccorso in mare dei migranti, che il governo Meloni aveva modificato pochi mesi dopo essere entrato in carica. Di fatto lo scalo a Trapani è stato ritenuto essenziale da parte del capo missione Beppe Caccia, vista la presenta a bordo di dieci persone che necessitavano di urgenti cure mediche e psicologiche. Questa decisione è stata inoltre presa solo dopo che Mediterranea aveva più volte insistito per avere un porto di sbarco più vicino da quello di Genova che distava ancora a tre giorni di viaggio, senza che il ministero cambiasse idea.
È stato il tribunale di Trapani a sospendere a inizio dello scorso mese il fermo della nave Mediterranea, accogliendo il ricorso dell’ong che la gestisce, Mediterranea Saving Humans.
Tra le ultime missioni della nave Mediterranea sono stati soccorsi ventisette persone che si trovavano, senza alcun salvagente, su un piccolo scafo in pericolo a circa 13 miglia a Sud Est da Lampedusa. Oltre questa imbarcazione, in sole 24 ore di navigazione in zona Sar, ne sono state individuate altre due; insieme presentavano complessivamente novantadue persone, tra cui ben trentuno minorenni non accompagnati e sei donne, di cui una in avanzato stato di gravidanza. Il giorno dopo sono seguiti due ulteriori soccorsi, per un totale di sessantacinque migranti tratti in salvo.
Beppe Caccia di Mediterranea mette in luce come “molte persone soccorse portano su di sé i segni delle violenze e delle torture subite nei campi di prigionia in Libia. Proprio nel giorno in cui il governo italiano rinnova il famigerato memorandum di collaborazione con le milizie libiche, siamo riusciti a evitare che altre 65 vite fossero altre morti inghiottite dal mare o deportate di nuovo all'inferno”.
I soccorsi non possono fermarsi, soprattutto di fronte al quadro presentato dal Cruscotto immigrazione del Viminale, che riporta 58.941 arrivi registrati ad oggi dal 1° gennaio sulle coste italiane, 659 nella sola giornata del 29 ottobre. Si tratta di dati importanti che indicano un aumento rispetto ai 55.413 migranti registrati nello stesso periodo del 2024.
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