Medici del Mondo: “Diritto di aborto negato da scarse informazioni”
L’accesso a dati chiari e aggiornati collegati alla pratica dell’interruzione volontaria di gravidanza in sicurezza rimane ancora un’utopia nella penisola italianaIn vista della Giornata Internazionale per l’Aborto Sicuro, fissata per il 28 settembre, Medici del Mondo ha presentato alla Camera dei deputati il suo terzo report annuale sulla situazione dell’Interruzione Volontaria di Gravidanza (IVG) in Italia, intitolato “Aborto senza numeri – L’assenza di dati come politica di deterrenza e causa di disuguaglianza”.
Anche quest’anno al centro del report c’è la problematica della mancanza dei dati chiari, aggiornati e accessibili. Per legge, il Ministero della Salute infatti dovrebbe presentare tutti gli anni al Parlamento una relazione sull’attuazione della legge 194/78 e sull’accesso all’IVG. Tuttavia, di fatto dal 1999 a oggi questa scadenza non è mai stata rispettata; addirittura, come record negativo, nel 2024 la relazione è stata resa pubblica a dicembre, riferendosi ai dati del 2022.
Il processo di raccolta dei numeri - evidenzia Medici del Mondo - è disomogeneo e politicamente condizionato. I dati, aggregati per Regione e spesso vecchi di mesi o anni, rendono difficile far capire a chi fare riferimento per un aborto nel proprio comune. “Il blackout informativo alimenta le disuguaglianze e ostacola l’accesso a un diritto garantito dalla legge” denuncia il report.
Nonostante le strutture sanitarie dovrebbero trasmettere i dati sulle Ivg alle regioni, poi inoltrati direttamente all’Istat tramite la piattaforma Gino++, questo metodo di trasmissione non funziona. Infatti l’unica Regione che nella pratica fornisce numeri aggiornati e accessibili online è il Veneto, che in ogni caso presenta un tasso di obiezione del 66,6%, sicuramente non di incoraggiamento per le persone che desiderano informarsi sull’aborto. A colmare parzialmente questo vuoto negli ultimi anni ci sono le mappature indipendenti, come il progetto “Mai Dati” delle giornaliste Sonia Montegiove e Chiara Lalli, che hanno costruito tramite decine di richieste di accesso civico un portale geografico con informazioni su aborto farmacologico, strutture con alta obiezione di coscienza e centri senza obiettori. Sebbene sono molte le Regioni abbiano rifiutato di fornire i dati o li abbiano resi in formati inutilizzabili, la mappa si torva online, in forma aggiornata. Le mappe realizzate dall’associazione Obiezione Respinta sono invece basate sulle esperienze di chi ha abortito o utilizzato contraccezione d’emergenza in passato.
Recentemente il Ministero della Salute con l’Istituto Superiore di Sanità ha realizzato la prima mappa interattiva nazionale dei punti IVG, indicando strutture attive e metodi disponibili. Si tratta di un lieve miglioramento, ma molto limitato, in quanto tale mappa, non pubblicata sui siti regionali o ministeriali principali, si ferma al 2023 e rimane incompleta, non aggiornata, senza livelli di obiezione e possibilità di confronto tra strutture.
Elisa Visconti, direttrice di Medici del Mondo Italia, ha commentato: “Senza dati chiari e aggiornati, il diritto alla salute e alla scelta rimane solo sulla carta. La filiera di raccolta dei dati non è più complessa di quella di altri ambiti sanitari. Quando le richieste ufficiali di accesso vengono ignorate, è evidente che il problema è politico, non tecnico. Questo crea disuguaglianze nell’accesso a un diritto fondamentale, mettendo a rischio salute fisica e mentale delle donne. L’OMS è chiara: garantire informazioni accurate è il primo passo per assicurare aborti sicuri. In Italia, siamo ancora lontani da questo obiettivo”. Il Paese risulta così ancora impreparato a garantire il diritto di abortire in sicurezza, soprattutto se si fa anche riferimento alla percentuale, solitamente alta, di obiettori di coscienza.
Il report indica infatti tre Regioni, Sardegna, Molise e Veneto, “l’accesso ai servizi abortivi cambia radicalmente a seconda del territorio, e dove trasparenza, tempestività e qualità dell’informazione restano spesso eccezioni”. Mentre la Sardegna spicca per l’inadeguatezza informativa, in Molise emerge l’altissimo tasso di obiezione di coscienza tra ginecologi e ginecologhe con il 90,9% e oltre l’80% di aborti con metodo farmacologico.

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