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ITALIA - Monday 28 July 2025, 10:34

Il fascino indiscreto della violenza

Sul web e in televisione sempre più presenti immagini e storie di violenza che rischiano di innescare pericolosi desideri di emulazione
Il fascino indiscreto della violenza

La cronaca di questi tempi non è certo povera di immagini violente, grazie al moltiplicarsi dei conflitti su scala mondiale: non solo le ormai quotidiane scene di distruzione dall’Ucraina e da Gaza, ma anche quelle relative al riaccendersi continuo di tensioni latenti che diventano guerra: tra Israele e Iran, fra India e Pakistan, fra Cambogia e Thailandia, per non parlare degli innumerevoli conflitti in Africa. Immagini strazianti, soprattutto quelle da Gaza, che richiamano alla memoria altre immagini che vorremmo poter richiudere nel passato e che invece tornano a scuotere le coscienze. Ma sono proprio le immagini di quel passato – non troppo lontano – che vengono, anch’esse, quasi quotidianamente riproposte, come se non bastasse la violenza della cronaca: e allora su Youtube e su canali social come Instagram aumenta la proposta di contenuti che ricordano i campi di sterminio nazisti  o i gulag sovietici. Si  va spesso anche più indietro nella storia, così abbondano racconti di torture e violenze dell’antica Roma e del Medioevo.

I molti casi vedendo queste immagini si prova una sensazione strana: che gli autori vadano oltre la volontà di documentare delle realtà storiche, ma che ne mettano in risalto gli aspetti più cruenti e truci per una forma di morbosa curiosità, quasi attratti dalla fascinazione dell’arcano istinto violento dell’uomo. Vista la frequenza di questi contenuti, viene da chiedersi se siano effettivamente opera di singoli individui accomunati dalle stessa curiosità o se dietro non ci sia una regia cui interessa risvegliare in vasti strati dell’umanità interesse, attrazione, curiosità nei confronti dell’uso della forza e della violenza. Dopo un iniziale reazione di rifiuto, di disgusto,infatti, di fronte a scene violente in alcune persone può sorgere il desiderio di vederne altre, sempre più crude, in una sorta di girone infernale che inevitabilmente condiziona i comportamenti. L’abitudine alla visione di scene violente può far insorgere, magari in menti giovani o più fragili, il desiderio di trasferire le emozioni provate dak mondo virtuale alla vita reale.

D’altra parte osserviamo, anche in questo caso, con una frequenza sempre maggiore, scene di violenza fisica in strada, a scuola, sui posti di lavoro: le strade di alcune periferie urbane sono diventate lo sfondo consueto per aggressioni, risse, pestaggi, spesso con motivazioni banali. Pensiamo al fenomeno dei “maranza”. Anche alcune manifestazioni indette per proteste sociali diventano occasione, per alcuni, di dare sfogo alla violenza. Ne abbiamo avuto prova in questi giorni in Val Susa. Che la violenza sia diretta contro le forze dell’ordine o verso cittadini inermi non fa molta differenza.

Episodi sempre più inquIetanti rivelano, inoltre, un desiderio crescente, tra i giovani, di riproporre i modelli fascisti e nazisti, che proprio sull’uso sistematico della violenza hanno fondato il loro sistema di potere. Qualche giorno fa in Svizzera sono state fermate 25 persone che a 1.600 metri facevano un’escursione indossando divise naziste con tanto di svastiche. Ne ha dato notizia “Il Dolomiti”.  Non si contano neanche più, in generale, gli episodi di giovani che inneggiano al fascismo e al nazismo. 

Le dittature, in ogni periodo della storia, hanno sempre puntato sull’esercizio della forza per mantenere il potere e il controllo delle società. L’Europa ne ha conosciute di ogni genere, fin dall’antichità. Il resto del mondo le conosce e vive ancora oggi: dalla Russia alla Turchia, dalla Corea del Nord al Venezuela.

Da tempo si sta diffondendo la convinzione che le democrazie occidentali siano deboli, che rappresentino un modello politico superato e che le autocrazie siano molto più efficaci nell’affrontare temi di grande impatto sociale come l’immigrazione.

Un modello che anche gli Stati Uniti sembrano adocchiare con Trump e che in Europa conta molti sostenitori, più o meno dichiarati. Orban non è certo l’unico leader con queste convinzioni. Non è un caso che dopo anni di inni al pacifismo, di rifiuto assoluto della guerra e della violenza, oggi ci ritroviamo circondati da guerre e immersi in un clima di violenza diffusa. Le autocrazie, come le dittature, giocano tutto sul piano della forza: ogni situazione si risolve, semplificando, con la vittoria di chi è più forte. La questione dei dazi di Trump è emblematica in questo senso. Una vera e propria prova di forza tra gli Stati Uniti e il resto del mondo. E Trump sembra esserne uscito vincitore.

Il passaggio dalle dimostrazioni di forza all’uso della violenza non è immediato, ma molto facile. Ecco perchè temo che dietro al proliferare di contenuti violenti, relativi a fatti storici o di cronaca, si nasconda qualcosa di più pericoloso di una semplice morbosità. Qualcuno sta alimentando, nel mondo, il desiderio di affrontare le questioni sociali e politiche in modo diverso dal passato, puntando sulla forza e non sul dialogo? Il dubbio c’è. E il rischio è che si inneschi un vortice di violenza che può fare il gioco di pochi e la rovina di molti. Ancora una volta diventa di fondamentale importanza fornire ai giovani gli strumenti per decodificare i contenuti del web e, più in generale, ogni tipo di immagine di racconto.

Dino Boscolo
luogo Italia
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Tag:
violenza - Armi - Forze dell'ordine - Guerra
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