Fine vita, in arrivo un disegno di legge sulle cure palliative

Per la prima volta il tema del fine vita è finito al tavolo dei leader di centrodestra. Il confronto sul possibile impianto normativo di un disegno di legge sembrerebbe aver portato alla conclusione si far seguire un’iniziativa legislativa sulla base della sentenza della Corte costituzionale, che comprenderà il percorso sulle cure palliative.

 

All’incontro a Palazzo Chigi, oltre alla premier Giorgia Meloni, hanno partecipato i vice Matteo Salvini e Antonio Tajani, il capo di Noi moderati Maurizio Lupi, il ministro della Giustizia Carlo Nordio, il sottosegretario Alfredo Mantovano e i senatori di maggioranza che tenteranno di redigere un testo-base, nonostante di fatto questi tentativo sia già fallito più volte per divisioni interne al centrodestra.

 

La linea rigorosa è spinta soprattutto da Fratelli d’Italia, dove resta forte l’idea che lo Stato non debba “mettere la propria firma sul suicidio assistito”. I meloniani vicini a Mantovano e Roccella credono che la sanità pubblica dovrebbe limitarsi a garantire cure palliative in tutt’Italia, senza finanziare nessuna specifica struttura o percorso. Durante la riunione si sarebbe ragionato sulla possibilità di costituire un organismo, un Comitato etico nazionale, che individua i membri, attraverso un dpcm ed esclude il coinvolgimento diretto del Servizio sanitario nazionale, che si limita ad occuparsi soltanto delle cure palliative. La legge che verrà decisa dal centrodestra unito andrà in Aula, secondo il calendario il prossimo 17 luglio presso il Palazzo Madama. Da un lato indica che una legge la si vuole fare, dall’altro indica che si è vicini alla “stretta”, un’intesa che si presume “vincolante” per tutta la maggioranza, al netto della libertà di coscienza. La prossima settimana è infatti convocato il comitato ristretto per presentare un testo.

 

“Tra l'accanimento terapeutico e l'eutanasia, ai quali personalmente dico no, c'è la terza strada, quella delle cure palliative: danno dignità al malato. È una questione di civiltà e di democrazia. Se si parte da qui, si parte bene, ma anche le migliori leggi hanno bisogno di una pianificazione finanziaria. Negli hospice c'è già bisogno sempre più di personale specializzato”, le parole del vicepresidente della Conferenza episcopale italiana, monsignor Francesco Savino. Il vescovo di Cassano all’Ionio aggiunge: “Mi auguro che tutte le parti politiche, su un tema che tocca un momento importante della vita, dialoghino senza pregiudizi. Su questo percorso legislativo serve la corresponsabilità di tutti: si metta al centro la dignità del malato”.

 

“Purtroppo abbiamo due situazioni diverse: al Sud può accedere alle cure palliative il 20-25% dei malati terminali. Al Nord, dove nacque il primo hospice a Brescia, intorno al 40-45%. Purtroppo ci sono anche pregiudizi e invece, se non sempre si può guarire, sempre si può assistere, stare accanto al malato”, afferma il vice del cardinale Zuppi.

 

Dall’opposizione non mancano le accuse di forzatura. “La destra vuole imporre al Parlamento l’ennesima prova di forza. Su un tema così delicato non si può procedere con logiche di schieramento. I parlamentari devono poter agire in totale libertà di coscienza”, denunciano Bazoli e i capigruppo Stefano Boccia (Pd), Stefano Patuanelli (M5S) e Peppe De Cristofaro (AvS). L’iter nelle due Camere si annuncia a questo punto molto tortuoso.

Monica Martini