Dopo la pandemia di Covid-19, il cervello sembra invecchiare più velocemente
Un effetto collaterale importante rivelato da immagini celebrari acquisite sia prima che dopo febbraio 2020, analizzate da uno studio dell'Università di NottinghamNon solo danneggiamenti ai polmoni, al cuore e cervello, la pandemia di Covid-19 sembra aver provocato effetti collaterali collegati anche a condizioni psicologiche: uno studio pubblicato questo mese su Nature communications ha rivelato che potrebbe esserci stato un invecchiamento del cervello nelle persone, anche in quelle che non sono mai state contagiate, conseguenza provocata dallo stress, stanchezza, isolamento e angoscia sorti nel periodo più intenso dei contagi del virus.
È stato un gruppo di ricercatori dell’Università di Nottingham nel Regno Unito ad aver effettuato questa ricerca, analizzando immagini cerebrali acquisite sia prima che dopo l'inizio della pandemia. Confrontando le risonanze magnetiche, gli esperti si sono resi conto che il cervello, sembra invecchiare più rapidamente in coloro che hanno vissuto il periodo della pandemia, rispetto che nei soggetti analizzati prima di febbraio 2020.
Ali-Reza Mohammadi-Nejad, coautore dello studio, ha dichiarato pubblicamente sul sito web dell'università al riguardo: “La cosa che mi ha sorpreso di più è stata che anche le persone che non avevano contratto il Covid mostravano un aumento significativo dei tassi di invecchiamento cerebrale. Questo dimostra chiaramente quanto l'esperienza della pandemia, dall'isolamento all'incertezza, possa aver influito sulla salute del nostro cervello”. Stamatios Sotiropoulos, professore di neuroimaging computazionale, parte integrale del gruppo dello studio, ha aggiunto: “I dati delle risonanze magnetiche acquisiti prima e dopo la pandemia dalla UK Biobank ci hanno offerto la rara opportunità di osservare come un evento così importante possa influenzare il cervello”.
Per stimare l'età cerebrale di una persona è necessario utilizzare strumenti specifici in grado di confrontare le risonanze. Le scansioni, che hanno riguardato oltre 15mila volontari non affetti da malattie croniche, hanno evidenziato come la differenza media tra l'età cronologica e quella misurata sia risultata di 5,5 mesi superiore nel gruppo “pandemia”. Questo divario è risultato maggiormente marcato negli uomini, nelle persone anziane e in quelle che vivono in contesti socioeconomici svantaggiati.
“Questo studio ci ricorda che la salute del cervello non è determinata solo dalle malattie, ma anche dal nostro ambiente quotidiano . La pandemia ha messo a dura prova la vita delle persone, specialmente quelle che erano già svantaggiate”, afferma Dorothee Auer, autrice principale dello studio. Per quanto riguarda la possibilità di contrastare questo fenomeno, la scienziata ha precisato: “Non sappiamo ancora se i cambiamenti osservati possano essere reversibili, ma è un'idea incoraggiante”.

Invecchiamento - Stress - Covid-19 - Pandemia - Cervello