Dal punk al rap, passando per l’indie: i suoni preferiti dalla Generazione Z
Tra ribellione, nostalgia e ricerca di identità, i giovani ridefiniscono la musica con una miscela di stili che unisce note singolari, barre taglienti e melodie emotiveSe è vero che ogni generazione ha la sua colonna sonora, quella della nuova generazione, anche soprannominata Z, sta creando la propria mescolando passato, presente, chitarre distorte e beat digitali. Indie, punk, rock, rap e hip hop, oggi i giovani non si identificano in un solo genere, ma costruiscono la loro identità musicale variando da un momento all'altro con una canzone più dolce, una malinconica e un'altra d'impatto.
Sono quindi tantissimi i generi preferiti dai più giovani. Primo fra tutti, molto innovativo, è il successo dell’indie italiano, che continua a crescere grazie ad artisti come Fulminacci, Gazzelle, Calcutta e Bnkr44 capaci di raccontare accompagnati da note musicali leggere le loro insicurezze, gli amori complicati e i momenti di solitudine. Le loro canzoni diventano così rappresentative di una generazione fragile ma consapevole, che cerca nella musica uno spazio sicuro, familiare, intimo. Il festival Ma Ami all'Idroscalo di Milano ne è la dimostrazione: ogni anno migliaia di ragazzi accorrono da ogni parte del Paese per ascoltare i protagonisti della scena alternativa.
Di fianco all’intime canzoni dell’indie, non manca la potenza del punk e del rock. Non più solo revival, ma linguaggi vivi e attuali, portati avanti da una nuova ondata di artisti come Naska e La Sad, che fondono i suoni aggressivi delle chitarre, del basso e della batteria con testi che parlano di disagio giovanile, amori tossici e desiderio di ribellarsi alla società. Questa nuova scena pop punk trova linfa vitale anche e soprattutto nei live: concerti in piccoli club, raduni spontanei e fanbase affezionate dimostrano quanto i ragazzi abbiano bisogno di urlare e sentirsi capiti.
Negli ultimi anni, anche la musica emo è tornata al centro dell’attenzione tra i più giovani. Nata come sottogenere del punk hardcore negli anni ’80 e sviluppatasi in chiave introspettiva tra anni ’90 e 2000 (con band come My Chemical Romance, Taking Back e Paramore), l’emo oggi si rinnova nel nostro Paese grazie ad artisti come GionnyScandal, che fondono elementi emo con trap, pop e sonorità digitali. Le chitarre distorte, i testi che parlano apertamente di ansia, delusioni, disagio esistenziale, e un’estetica malinconica ma condivisa, che rendono questo genere vivo, capace di dare voce a una generazione che si riconosce nella fragilità come forma di resistenza.
A restare sempre centrali nei gusti dei giovani sono il rap e l’hip hop, in quanto capaci di evolversi continuamente per rimanere al passo delle nuove esigenze. Artisti come Lazza, Madame, Geolier e Shiva dominano le classifiche con testi che raccontano realtà spesso crude, ma anche sogni, cadute e riscatti. La loro forza risiede nella capacità di parlare senza filtri, di raccontare di quella quotidianità che appartiene a molti.
I giovani non scelgono più un solo genere musicale, ma creano playlist che mescolano punk, indie, rap, rock, adattandosi anche a seconda dell’umore e del momento che stano vivendo. Nel 2025 la musica è molto più di una semplice colonna sonora: è espressione emotiva, spazio politico, fuga dalla realtà e mezzo di connessione. Che si tratti di una chitarra distorta o di una barra scritta in cameretta, la musica resta il linguaggio più potente per raccontarsi e farsi sentire.
Monica Martini

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