Capodanno solidale: un’Italia che sceglie di festeggiare guardando oltre il proprio brindisi
Sono sempre di più i giovani, le associazioni e le caritas che optano per iniziative in grado di riaccendere il senso di comunità nella notte del 31 dicembreMentre per molti il Capodanno resta il simbolo di una festa sfrenata e di grandi consumi, un numero sempre maggiore di persone sta riscoprendo il valore della condivisione e della solidarietà proprio nella notte tra il 31 dicembre e il 1° gennaio. Sono sempre di più le iniziative che in diverse città italiane trasformano il tradizionale cenone in un’opportunità di vicinanza verso chi è più fragile, durante la quale tutti i partecipanti possono mettersi al servizio degli altri, al posto di di limitarsi a celebrare la serata in modo convenzionale.
Da Torino a Cosenza, passando per numerose città del Nord e del Centro, associazioni, diocesi, Caritas, centri sociali e gruppi giovanili hanno organizzato tantissimi eventi, provando a dare un significato diverso alla fine dell’anno. Concerti benefici, “cene sospese” il cui ricavato è destinato alle popolazioni in guerra, marce per la pace e momenti di riflessione collettiva sono solo alcune delle proposte più diffuse nel Paese. A Cosenza anche il cantautore Brunori Sas scende un piazza per festeggiare un Capodanno all’insegna della solidarietà, donando il suo cachet a favore di cinque associazioni locali di volontariato: “Gli altri siamo noi”, “L’Arca di Noè”, “La Spiga”, “La Terra di Piero”, “San Pancrazio”. A Bari è il paroliere e produttore discografico Mogol ad aver programmato uno spettacolo il primo gennaio con i proventi devoluti all’Unicef, sottolineando l’importanza dell'impegno concreto che l’arte e la cultura possono far scaturire.
Nel cuore della Lombardia, la Caritas Ambrosiana, insieme alla Pastorale giovanile diocesana e all’Azione Cattolica, ha promosso un “Capodanno Solidale” particolare, rivolto soprattutto ai giovani. L’iniziativa, attiva a Milano, Lecco e Varese, invita i partecipanti ad accogliere il nuovo anno dedicando attenzione e tempo alle persone più vulnerabili. È proposto un percorso che include momenti dedicati alla condivisione e all'ospitalità presso oratori e centri parrocchiali, per trascorrere insieme la notte in un clima di fraternità.
Questa tendenza ad invertire la rotta rispetto alla solita idea di festa si riflette anche in iniziative locali come quella promossa dall’Arcidiocesi di Chieti, dove per il 31 dicembre è stato organizzato un veglione solidale pensato per stare vicino a chi vive in solitudine o in condizioni di marginalità sociale. L’obiettivo è quello incoraggiare una vera prossimità umana, vista come gesto di amore e comunità.
Dietro queste esperienze si cela un riflessione di un certo spessore, che mette in risalto come per molte persone, soprattutto giovani, il Capodanno diventa sempre di più un’occasione per superare l’isolamento sociale e costruire legami autentici. In un’epoca in cui la solitudine può farsi più intensa nella notte che vede la fine di un anno, queste proposte rappresentano una risposta concreta, capace di offrire nuovi modi per vivere in compagnia questo importante passaggio.
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