Banksy firma una nuova opera a Londra, critica del sistema giudiziario britannico

Banksy è tornato in azione. A farcelo sapere è proprio l’artista con un post sui social che raffigura il suo ultimo murale sulle pareti esterne del Queen's Building, parte del complesso delle Royal Courts of Justice, nel centro di Londra. Sono due i soggetti protagonisti: un giudice con parrucca tradizionale e toga e un manifestante indifeso, steso a terra, che tiene per mano un cartello sporco di sangue, mentre subisce la violenza dell’altro uomo che lo colpisce con un martelletto.

Non è un caso che il luogo dove lo street artist britannico ha deciso di creare la sua opera sia proprio un muro della Corte di Giustizia di Londra. Non vi sono riportate scritte o riferimenti espliciti a nessun fatto di cronaca, tuttavia è evidente, secondo la Bbc, il richiamo al recente arresto di quasi 900 persone avvenuto durante una protesta pro-Palestina nella capitale inglese, una delle tante organizzate per opporti all’iscrizione dell’organizzazione Palestine Action, creata per ostacolare le attività dei produttori di armi legati al governo israeliano, nel novero delle organizzazione terroristiche. La decisione del governo Starmer non fa che peggiorare la situazione in Palestina, non riconoscendo il genocidio della sua popolazione, e entrando a far parte di tutte quelle potenze europee e mondiali che si sono mosse già in passato nello stesso modo.

Da lunedì mattina il murale è stato nascosto dietro due pannelli di plastica nera, con recinzioni metalliche tutt’intorno, ed è sorvegliato da due guardie di sicurezza, in quanto l’edificio scelto da Banksy gode del massimo grado di protezione storica in Gran Bretagna. Rimangono però centinaia le persone che hanno visto e fotografato l’opera condividendola sui social, prima della sua copertura.

Raffigurare un’immagine così forte di fronte all’istituzione simbolico della giustizia britannica significa evidenziare tutte le contraddizioni tra il pensiero dei governatori del Paese e quello dei cittadini.

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