Se l’Italia entrasse in guerra chi dovrebbe arruolarsi?
Sono molti i dubbi che riguardano la questione della leva militare. In diversi Paesi europei nonostante fosse stata cancellata in passato, negli ultimi anni è stata reintrodottaCi troviamo in un periodo di forte tensione. I conflitti tra Russia e Ucraina, quello fra Israele e Palestina non sembrano andare incontro a nessun trattato di pace, al contrario sembra aumentare il rischio che prevede un numero sempre maggiore di Paesi coinvolti in guerra. Sorge naturale allora domandarsi ora cosa succederebbe in Italia se essa dovesse subire questa sorte. La domanda principale che si pongono milioni di cittadini è quella “Verrà introdotta la leva militare obbligatoria?”.
A seguito dell’annuncio di Kiev e della Polonia riguardante la loro collaborazione per realizzare la proposta del “muro di droni” di Ursula von der Leyen, il ministro della Difesa della Repubblica Italiana Guido Crosetto ha sottolineato l’impreparazione del nostro Paese nel caso di un attacco. Innanzitutto tra le vulnerabilità individuate risalta quella della mancanza di personale, basti pensare come nel 2023 erano 93mila gli effettivi, contro i 138mila “necessari”.
Tra le Nazioni che fanno parte dell’Alleanza atlantica, sono dieci quelle che presentano una leva obbligatoria totale o parziale. Finlandia, Estonia, Lettonia, Austria, Svizzera e Turchia hanno la leva obbligatoria, Danimarca e Lituania quella a sorteggio, che non coinvolge tutti, Norvegia e Svezia a selezione, che comprende anche le donne.
Nonostante in passato fosse stata cancellata la leva militare obbligatoria, tale è stata poi reintrodotta o estesa ad esempio dalla Svezia nel 2017, la Lettonia nel 2023 e la Lituania nel 2024.
Il dibattito sul ritorno della leva militare è stato più acceso negli ultimi anni soprattutto in Germania, dove non si esclude la possibilità di renderla di nuovo obbligatoria nel caso in cui anche a seguito della riforma presentata il 28 agosto, in base alla quale tutti i diciottenni dovranno registrarsi alle liste ministeriali decidendo se prendere parte al servizio volontario per un periodo compreso tra i 6 e i 23 mesi con uno stipendio mensile previsto da 2.300 euro, non si raggiungesse il numero di personale “necessario”.
In Italia, come è noto, la leva militare è stata sospesa dal 1° gennaio 2005, ma non eliminata. La chiamata alle armi infatti non può essere rifiutata, in quanto ai sensi dell’articolo 52 della Costituzione “la difesa della Patria è sacro dovere del cittadino. Il servizio militare è obbligatorio nei limiti e modi stabiliti dalla legge. Il suo adempimento non pregiudica la posizione di lavoro del cittadino, né l’esercizio dei diritti politici”. I primi a dover rispondere alla chiamata alle armi sarebbero i diversi corpi armati, come Esercito, Marina, Aeronautica militare, Carabinieri e Guardia di Finanza, seguiti da tutti gli ex militari che hanno lasciato le Forze Armate da meno di 5 anni; solo successivamente verrebbero coinvolti i civili, ovvero i cittadini compresi tra i 18 e i 45 anni idonei dopo visita medica. Va ricordato che il ripristino della leva è previsto solo nel caso in cui il personale volontario sia insufficiente.
L’unica proposta di legge che è stata presentata in Parlamento risale all’anno scorso quando la Lega avrebbe voluto inserire una sorta di obbligo di servizio militare e civile rivolto a tutti i maggiorenni.

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