Salgono a tredici le vittime del West Nile in Italia
Il ministro della Salute Schillaci: “L’arrivo di molte specie di uccelli migratori, insieme al precoce sviluppo delle zanzare, può incidere sulla comparsa di epidemie”Nella giornata del 4 agosto sono decedute tre persone, un uomo di 77 anni all’ospedale Santa Maria Goretti di Latina, un 79enne di Teverola all’ospedale di Frattamaggiore dopo essere passato per quello di Aversa, e di un 71enne di Casal di Principe in sala rianimazione ad Aversa. Questi tre casi si aggiungono agli altri dieci che sono stati registrati in Italia nei 2025 riconducibili al West Nile, virus trasmesso dalle punture di zanzare infette.
Il nome del batterio “West Nile” può essere collegato alla prima volta che tale è stato individuato nella regione occidentale del Nilo, in Uganda nel 1937. A fine secolo, nel 1999, il primo caso venne registrato a New York City, per poi diffondersi in breve tempo in diverse zone del Nord America, dove provocò febbre di lieve entità.
Nonostante questo virus quindi non provocasse effetti devastanti, negli ultimi anni la situazione sembrerebbe essere cambiata, producendo sintomi decisamente più gravi, soprattutto nelle persone over 60 anni e in coloro che soffrono di patologie croniche, tra cui cancro, diabete, ipertensione o malattie renali. Nonostante la maggior parte delle persone infette rimane ancora asintomatica, circa una su cinque sviluppa una sindrome febbrile che causa mal di testa, nausea, vomito, diarrea, dolori muscolari e articolari ed eruzioni cutanee. In gran parte, i sintomi possono essere contrastati con antidolorifici. L’1% dei contagiati si ritrova a dover affrontare complicazioni neurologiche gravi, come encefalite o meningite; inoltre circa il 10% dei pazienti che fronteggiano sintomi gravi non sopravvive.
Le regioni più colpite sono il Lazio con più di 90 casi e la Campania con 24 contagi. Rimane importante dunque, in tutt’Italia adottate le misure previste dal Piano nazionale di prevenzione, sorveglianza e risposta alle arbovirosi, a partire dalle disinfestazioni delle aree interessate. In ogni caso, essendo che nel 2018 sono stati registrati 618 casi e 49 decessi e nel 2022 728 infetti e 51 morti, gli esperti non definiscono la situazione, fortunatamente, così allarmante, tuttavia resta fondamentale non abbassare la guardia.
“L’Italia presenta una combinazione di fattori favorevoli alla circolazione del West Nile virus e di altri arbovirus: la sua posizione lungo le rotte migratorie degli uccelli selvatici, che fungono da serbatoi naturali; temperature e habitat adatti alla moltiplicazione delle zanzare vettori in vaste aree climaticamente idonee alla loro sopravvivenza ed espansione”, ha affermato il ministro della Salute Orazio Schillaci nell’informativa alla Commissione Affari sociali del Senato che si è tenuta questo martedì’, 6 agosto. “Il cambiamento climatico è un fattore ecosistemico che favorisce l’espansione dei vettori e l’insorgenza di arbovirosi anche in zone precedentemente marginali. L’anticipazione dell’arrivo di molte specie di uccelli migratori, insieme al precoce sviluppo dello stadio alato delle zanzare, può incidere sulla comparsa di epidemie, mentre la distribuzione di altri vettori, come le zecche, sta mutando, permettendo la diffusione di virus come quello dell’encefalite in aree prima non interessate” ha aggiunto.
Le linee guida delle Asl raccomandano una prevenzione capillare e costante, fondata su buone pratiche ambientali e igieniche, come coprire cisterne e contenitori per l’acqua piovana con teli o coperchi ermetici, usare repellenti per insetti all’aperto, trattare tombini e pozzetti con prodotti larvicidi ogni 15 giorni, installare zanzariere a porte e finestre rimuovere l’acqua stagnante, cambiando frequentemente quella delle ciotole per animali, eliminare rifugi per volatili infestati nelle abitazioni, pulire grondaie, canalette per evitare ristagni e tenere le piscine per bambini coperte quando non sono in uso.
Se dovessero presentarsi sintomi sospetti, è necessario rivolgersi immediatamente al medico di base o al pediatra. Inoltre, in caso di ritrovamento di volatili morti, essendo anche loro contagiabili, è fortemente consigliato contattare la Protezione Civile regionale, in modo che possono essere eseguiti i giusti accertamenti.

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