Referendum: grazie ad un “sì” i tempi per richiedere la cittadinanza potrebbero essere dimezzati
Oggi, quasi il 65% degli studenti con genitori stranieri è nato in Italia e frequenta le scuole del Paese, ma continua a vivere al suo interno solo come “ospite”Secondo la legge in vigore, un maggiorenne nato in un Paese che non fa parte dell'Unione Europea, deve risiedere legalmente almeno 10 anni in Italia per poter chiedere la cittadinanza italiana. Con il referendum abrogativo dell'8 e il 9 giugno, l'obiettivo è quello di dimezzare i tempi e portare a cinque anni il periodo di residenza, ripristinando un requisito introdotto nel 1865 e rimasto invariato fino al 1992. In caso di vittoria dei “sì”, gli altri criteri rimarranno invariati, come il reddito e la conoscenza della lingua; si semplificherebbe solo un percorso oggi ostacolato dalla burocrazia, avvicinando l'Italia agli standard di altri Paesi europei.
Sono più di 800mila i minori stranieri residenti in Italia. Di questi, circa il 65,4% è nato nella penisola, parla italiano come lingua madre e non riconosce un'altra cultura come propria; eppure, per la legge, queste persone non sono cittadine italiane. È per questo motivo che questo tema delicato è ora tornato sotto i riflettori; in vista del referendum di giugno, è bene riflettere con molta attenzione sul quesito numero 5, che propone una revisione delle regole per ottenere la cittadinanza del Paese.
Lo scopo di questo possibile cambiamento è quello di rendere più accessibile il riconoscimento per tutti coloro, che sotto tutti i punti di vista, si sentono di appartenere alla comunità italiana, soprattutto per tutti i figli di genitori stranieri, che hanno completato almeno un ciclo scolastico nel nostro Paese. Per i cittadini europei non ci sarebbe alcuna modifica, in quanto loro possono già richiedere la cittadinanza italiana dopo quattro anni di residenza.
Sul sito del referendum viene riportato quanto segue: “Questa modifica rappresenterebbe una conquista decisiva per la vita di molti cittadini di origine straniera (secondo le stime si tratterebbe di circa 2.500.000 persone) che, in questo Paese, non solo nascono e crescono, ma da anni vi abitano, lavorano e contribuiscono alla sua crescita. Partecipare agevolmente a percorsi di studio all’estero, rappresentare l’Italia nelle competizioni sportive senza restrizioni, poter votare, poter partecipare a concorsi pubblici come tutti gli altri cittadini italiani. Diritti oggi negati. Il referendum vuole allineare l’Italia ai maggiori paesi europei che hanno già compreso come promuovere diritti, tutele e opportunità garantisca ricchezza e crescita per l’intero Paese. Siamo figlie e figli d’Italia”.
Secondo l'attuale normativa, basata sul principio dello ius sanguinis, solo chi nasce da almeno un genitore italiano può ottenere automaticamente la cittadinanza. Gli altri devono attendere la maggiore età e intraprendere un iter lungo e burocratico, che spesso si conclude con delusione e lunghi silenzi amministrativi. La sfida che il referendum propone non è soltanto giuridica, ma soprattutto culturale e sociale. La consultazione offrirà un'occasione per discutere sul concetto di appartenenza e aggiornare una legge ferma a logiche del secolo scorso.
Monica Martini

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