L’Italia verso il dimezzamento dei Neet entro il 2030
Circa il 19% dei giovani italiani tra i 15 e i 29 anni non studiano, non lavorano e non seguono percorsi di formazione, il doppio rispetto alla media UENel 2024, l’Italia si trova ancora una volta a fare i conti con uno dei tassi di Neet (Not in education, employment or training) più alti d’Europa. Circa il 19% dei giovani italiani tra i 15 e i 29 anni non studiano, non lavorano e non seguono percorsi di formazione, il doppio rispetto alla media UE. Un dato allarmante che, però, ha provocano nelle istituzioni il desiderio di ribaltare la situazione con un obiettivo ambizioso: portare la quota dei Neet sotto il 9% entro il 2030.
L’asticella della percentuale era stata fissata in tutta l'Europa europeo e l’Italia, nonostante il ritardo di partenza, si sta attrezzando per raggiungerla. La soglia è già stata centrata dalla Germania, la Danimarca, l'Irlanda, i Paesi Bassi, la Svezia, la Norvegia e l'Islanda. Nella penisola italiana questo traguardo può essere conquistato solo se si iniziano ad adottare sinergie forti tra pubblico e privato, rafforzando percorsi di accompagnamento al lavoro e investendo in nuove competenze.
Una delle chiavi per reinserire i giovani nel mercato del lavoro è colmare il mismatch tra domanda e offerta. Spesso le imprese cercano profili capaci di affrontare le transizione verde e dell’innovazione tecnologica, ma non tutti i giovani dispongono della formazione necessaria per assumere queste mansioni, per questo i programmi di reskilling e upskilling, promossi anche da fondi europei e regionali, stanno diventando centrali nelle strategie occupazionali.
Alcune realtà stanno già sperimentando progetti di tirocini innovativi; la Fondazione Cariplo in collaborazione con Intesa San Paolo ha promosso il programma ZeroNeet, che mira a intercettare i giovani inattivi attraverso sportelli dedicati e percorsi personalizzati di orientamento, formazione e inserimento lavorativo. La prima regione coinvolta sarà la Lombardia in quanto, dei 1.35 milioni di Neet, ben 157mila sono registrati lì; l’iniziativa, supportata da partner pubblici e privati, punta a diventare un modello replicabile a livello nazionale.
La lotta ai Neet non può essere affrontata con interventi singoli e separati; serve invece un vero programma che metta al centro il futuro dei giovani, con il coinvolgimento delle imprese, delle scuole, delle università e dei servizi per l’impiego. L’obiettivo non è solo ridurre una statistica, ma garantire a una generazione intera un lavoro dignitoso.
Monica Martini

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