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    ITALIA - Thursday 22 May 2025, 11:47

    L’Italia che cambia, ma diventa sempre più vecchia e povera

    Il Rapporto annuale dell’Istat illustra un Paese che ancora non riesce a distruggere le disuguaglianze nel settore del lavoro, dei redditi e dell’accesso alla sanità
    L’Italia che cambia, ma diventa sempre più vecchia e povera
    Sono ormai decenni che l’Italia viene descritta dai suoi abitanti come un Paese di anziani, ma quest’anno più che mai la fotografia complessiva riportata dal Rapporto annuale dell’Istat illustra una popolazione che invecchia rapidamente con una quota di ultraottantenni che sfiorano i 4,6 milioni e una percentuale del 24,7% di persone over 65; all’opposto le nascite scendono al minimo storico con appena 370mila neonati nel 2024 e solo l’11,9% in totale con meno di 14 anni.
     
    Ad aumentare però non è solo l’età media del Paese, ma sono anche le disuguaglianze. La povertà assoluta tocca ben 2,2 milioni di famiglie e 5,7 milioni di persone, tra cui 1,3 milioni di minori; quasi un quarto della popolazione (il 23,1%) può definirsi a rischio di povertà o esclusione sociale, condizione che coinvolge soprattutto i residenti del Mezzogiorno con quasi quattro persone su dieci che rischiano un disagio economico. Particolarmente a repentaglio sono anche le famiglie straniere o quelle nelle quali vi è stato lo scioglimento di un unione o un decesso. 
     
    Un divario viene visualizzato anche nel mondo del lavoro. Dal 2019 le retribuzioni contrattuali hanno perso il 10,5% in termini di potere d’acquisto, con una crescita delle retribuzioni contrattuali per dipendente pari al 10,1%, a fronte di un aumento dell’inflazione pari al 21,6%. Cresce quindi sempre di più il distacco tra salario e costo della vita. Il lavoro è inoltre spesso precario o sottopagato: un lavoratore su cinque percepisce un reddito insufficiente, e tra i contrattualizzati a termine la quota sale al 46%. Lo scorso anno è stata registrata una crescita di 352mila occupati, per l'80% concentrata tra gli over 50, dovuto anche alla stretta sul pensionamento anticipato che trattiene al lavoro la fascia di popolazione più anziana. Visto l’aumento dei giovani che decidono di proseguire con gli studi, l’ingresso nel mercato dell’impiego vede spesso un rimando di diversi anni rispetto al passato quando il livello di istruzione era più basso. L’Istituto di statistica ha dichiarato che nel nuovo secolo l’Italia è stata caratterizzata da una dinamica molto debole della produttività e da una crescita economica contenuta; in questi ventiquattro anni, il Pil è aumentato del 9,3% in termini reali (in Spagna di oltre il 45%).
     
    Sempre più evidenti sono anche le conseguenze sulla salute, sulla qualità della vita, sull’accesso all’istruzione e sulla mobilità sociale. La speranza di vita in buona salute cala di 1,3 anni; mentre le donne raggiungono appena 56 anni, gli uomini arrivano ai 60. Il 9,9% della popolazione dichiara di aver rinunciato a prestazioni sanitarie, per ragioni economiche o a causa delle liste d’attesa troppo lunghe. In alternativa, per coloro che se lo possono permettere, si può ricorrere al privato, che coinvolge il 23,9 per cento della popolazione, a dimostrazione di un sistema sanitario pubblico che appare in affanno; nel 2024 un italiano su dieci (il 9,9%) ha riferito di avere rinunciato a fare visite o esami specialistici, dato in aumento rispetto al 7,5% del 2023.
     
    La produzione di energia da fonti rinnovabili è triplicata dal 2005 al 2024; negli ultimi anni è avuta un’accelerazione in questo ambito che ha provocato importanti miglioramenti. Ad esempio è cresciuta la quota di produzione netta di energia elettrica da fonti rinnovabili, trainata soprattutto dal fotovoltaico, che ha rappresentato il 49% del totale, contro circa il 16,1% prodotto nel 1990. In ogni caso bisogna tenere sott’occhio i possibili rischi naturali, associati anche alla maggior frequenza di eventi climatici estremi. Secondo l’Istat, il 35% dei comuni è esposto infatti ad almeno una tipologia di rischio naturale. L’Italia, dal 1980, ha subito danni economici per 134 miliardi di euro a causa di eventi estremi, seconda solo alla Germania, costi enormi che colpiscono soprattutto le filiere economiche e i territori più vulnerabili.
    Monica Martini
    luogo Italia
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    Tag:
    povertà - Istat - Popolazione - Disuguaglianze
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