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    ITALIA - Wednesday 09 July 2025, 16:13

    L’Italia atterra in Libia, ma viene subito dichiarata “non gradita”

    L’obiettivo della visita era quello di provare a trovare nuove intese per fermare i flussi dei migranti in vista dell’estate, che aumentano di giorno in giorno sempre di più
    L’Italia atterra in Libia, ma viene subito dichiarata “non gradita”

    Martedì 8 luglio una delegazione composta dai ministri di Malta, Grecia e Italia e capeggiata dal commissario europeo per le migrazioni Magnus Brunner avrebbero dovuto far visita ai vertici della Libia. Tuttavia, una volta atterrati a Bengasi, i rappresentanti hanno scoperto di essere stati dichiarati come “persona non grata”, ovvero non gradita, dal governo separatista che controlla il Pease libico. Di conseguenza i componenti della delegazione sono stati espulsi, in quanto non ben accetti.

    Paradossalmente questo episodio, lo si potrebbe accostare al trattamento che le autorità europee riservano nei confronti dei migranti che, mentre cercano di entrare nel Continente via mare, proprio anche grazie alla collaborazione delle autorità libiche, impediscono loro fisicamente di raggiungere terra.

    Non si conoscono tutte le motivazioni che hanno portato il Paese africano a prendere questa decisione e se la definizione di “persona non grata” si riferisce all’intera delegazione o solo alcuni dei suoi membri. In ogni caso il maltese Byron Camilleri, il greco Thanos Plevris e l’italiano Matteo Piantedosi sono stati costretti a lasciare subito la città di Bengasi.

    La Libia si divide a metà e presenta due governi in competizione tra loro; uno, quello situato a Tripoli, è formalmente sostenuto dalla comunità internazionale, mentre l’altro controlla la parte est del Paese ed è guidato dal generale Khalifa Haftar. A vietare l’ingresso nel paese è stato proprio quest’ultimo.

    L’obiettivo della visita era quello di parlare con i entrambi i governi libici riguardo gli accordi sull’immigrazione per fermare con la violenza le partenze di migranti, non più così certi dopo le recenti tensioni e gli scontri armati in corso a Tripoli.

    Meno di quindici giorni fa al Viminale Piantedosi aveva incontrato Saddam Haftar, figlio del feldmaresciallo Khalifa Haftar. Nell’occasione il ministro italiano aveva dichiarato:  “L’Italia e la Libia sono unite da un forte legame storico e dalla comune necessità di affrontare importanti sfide quali la gestione delle politiche migratorie. Noi intendiamo offrire il massimo supporto per una Libia stabile”. Queste parole, ora, non sembrano essere state di buon auspicio, visto l’impossibilità di entrare all’interno del Paese.

    Direttamente dal Viminale, si è cercato di minimizzare più che si potesse l’accaduto parlando di un’incomprensione protocollare che avrebbe impedito a tutta a delegazione di procedere con la visita; in particolare si è evidenziato come la definizione di “persona non gradita” non fosse riferita al ministro italiano, ma a un altro membro della delegazione. L’accaduto è stata poi ripreso in serata dallo stesso Piantedosi che su X ha accennato dell'incontro avuto a Tripoli con Dabaiba. “Se qualche appassionato dell’immigrazione incontrollata crede di compiacersi dell’accaduto e di festeggiare io ritengo sia sulla strada sbagliata perché noi andiamo avanti nelle buone relazioni con entrambe le parti libiche anche per condividere la lotta ai trafficanti di esseri umani”, ha riportato il ministro nella sua nota su un post del social.

    Il motivo principale dell’espulsione della delegazione dipende dal fatto che, in questo momento, Haftar sta puntando a prendere sotto il suo controllo tutta la Libia; vuole così dimostrare di essere l’uomo forte di quello Stato che è rimasto diviso dopo dal 2011 quando morì Gheddafi. Il maresciallo cerca così di creare una specie di “gioco” con l’Europa, che sembra contare sempre di meno nel Mediterraneo. Il fondo Haftar è consapevole che è molto difficile che gli Stati si possano soffermare con decisione sulla questione dell’emigrazione, quando per oltre due anni non hanno fatto sentire la loro voce per fermare il massacro di Gaza e tutti i conflitti in corso.

    Monica Martini
    luogo Italia
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    Tag:
    Ue - Libia - Immignazione - Matteo Piantedosi - Khalifa Haftar
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