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    ITALIA - Monday 04 August 2025, 09:21

    L’altra faccia del turismo in Italia

    La crisi della classe media in Italia ha pesanti conseguenze sul turismo nelle località balneari. Va meglio in montagna
    L’altra faccia del turismo in Italia

    La crisi della classe media sta avendo ricadute profonde e negative sul turismo in Italia nel 2025, nonostante la crescita complessiva degli arrivi e delle presenze spinta dai turisti stranieri. I salari reali in Italia sono rimasti sostanzialmente bloccati negli ultimi vent’anni, mentre il costo della vita (affitti, bollette, salute, trasporti) continua a crescere. L'inflazione, pur rallentata rispetto ai picchi del 2022, ha comunque ridotto il potere d’acquisto della classe media, rendendo difficile sostenere le spese essenziali e impedendo la formazione di risparmi significativi.

    Il 60% circa degli italiani si identifica come classe media, ma questa è sempre più una percezione che una realtà economica. Specificamente, si considera “classe media” chi ha un reddito netto familiare compreso tra circa 22.500 e 60.000 euro annui, ma per molti in questa fascia il rischio di impoverimento è concreto: il 54% vive un senso di declassamento sociale, il 59% percepisce un tenore di vita in calo.

    Una parte consistente di cittadini  è costretta a rinunciare alle vacanze o a ridurre drasticamente durata e qualità dei soggiorni per via della perdita di potere d’acquisto. Spiagge, città d’arte e montagna appaiono spesso vuote nei giorni feriali, mentre si registra un picco di presenze soltanto nei weekend, fenomeno detto “turismo mordi e fuggi”.

    Anche chi parte è costretto a tagliare sulle spese: vacanze più corte, scelte di alloggio più economiche, meno ristoranti, meno attività serali e ricreative. Questo si riflette direttamente sul fatturato di alberghi, stabilimenti balneari, ristoratori e attività commerciali nelle destinazioni turistiche.

    Ben 8,4 milioni di italiani, secondo una ricerca di EMG Different rilanciata da Rainews, hanno dovuto rinunciare alle vacanze nel 2025 principalmente per motivi economici; di questi, circa 6 milioni indicano come causa l’aumento generale del costo della vita e dei prezzi dei viaggi.

    La stagione turistica si sta accorciando e concentrando tra metà luglio e metà agosto, mentre mesi “spalla” come giugno e settembre risultano ormai poco redditizi per gli operatori, con un conseguente indebolimento delle economie locali e una ridotta sostenibilità del settore. L’indebolimento della domanda interna rende inoltre le imprese turistiche più dipendenti dai flussi esteri, aumentando la vulnerabilità a shock globali e diminuendo la resilienza dell’intero settore.

    Il turismo domestico diventa sempre più selettivo e low cost: cresce il turismo “di ritorno” nei borghi di origine, nelle seconde case, e aumentano le soluzioni di alloggio alternative come affitti brevi e campeggi.

    La crisi del turismo interno italiano si evince facilmente anche daIlle immagini che i social mostrano in questi giorni, con spiagge deserte, molti ombrelloni chiusi e sdraio vuote. A luglio, secondo i dati di Fipe/Confcommercio, le presenze sulle spiagge italiane sono infatti diminuite del 15%, con picchi del 25% in Emilia-Romagna e Calabria. Un calo principalmente dovuto a una crisi del turismo interno, mentre si registrano più turisti stranieri, provenienti soprattutto dal Nord Europa.

    D’altra parte, occorre dire che il costo medio per una vacanza si è alzato significativamente nel 2025, con un aumento dei prezzi per alloggi (hotel e case vacanza) tra il 15% e il 25%, e rincari per ristorazione e stabilimenti balneari rispettivamente intorno al 3% e al 4-5% rispetto all’anno precedente. La spesa media pro capite per una vacanza è di circa 600 euro, ma con marcate differenze legate alla durata, destinazione e tipologia di viaggio. L’aumento dei prezzi porta molte famiglie a scegliere soggiorni più brevi, riducendo i giorni di permanenza pur mantenendo la meta italiana.

    Anche in zone tradizionalmente rivolte al ceto medio, come la riviera romagnola, le famiglie faticano a far fronte all’aumento dei prezzi. Così chi molti preferiscono orientarsi verso mete estere più convenienti come Grecia, Albania o Egitto. 

    La stagione turistica 2025, soprattiutto quella balneare, lancia segnali di allarme che devono essere valutati attentamente: la corsa al rincaro dei prezzi registrata negli ultimi anni non è più sostenibile e può portare al collasso dell’intero comparto. 

    Non si può e non si deve rinunciare al mercato italiano e far diventare il mare  roba da ricchi. L’indebolimento della domanda interna rende inoltre le imprese turistiche più dipendenti dai flussi esteri, aumentando la vulnerabilità a shock globali e diminuendo la resilienza dell’intero settore.

    A differenza di quello balneare, il turismo estivo in montagna in Italia nel 2025 non è diminuito, anzi mostra segnali di crescita e buona vitalità. Secondo i dati più aggiornati gli arrivi in montagna stimati per l'estate 2025 sono oltre 6,8 milioni, con un aumento del 4,8% rispetto all'anno precedente. I pernottamenti superano i 74,8 milioni (+2,2%) e il fatturato stimato raggiunge oltre 6 miliardi di euro (+9,6%). La durata media delle vacanze in montagna è leggermente diminuita da 11,2 a 10,9 giorni, in parte per l'aumento dei costi (+7,2%) che spinge a soluzioni più brevi, con molti turisti che optano per una settimana o anche solo per brevi "assaggi di vacanza". Le località montane restano molto apprezzate soprattutto per rilassarsi, staccare dalla routine e passare tempo con famiglia e amici. La montagna nel 2025 supera anche le città d’arte come scelta di vacanza estiva (19% contro 17%), segno di una crescente preferenza per spazi aperti e ambienti più freschi, particolarmente apprezzati in estate.

    Anche se il mare rimane la destinazione principale, le montagne recuperano terreno grazie a questi fattori e a un’offerta turistica in crescita e più aggiornata alle esigenze delle famiglie e dei giovani.

     

    Michele Pernice
    luogo Italia
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    Tag:
    Vacanze
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