Istruzione e intelligenza artificiale: la maggior parte dei docenti non possiede la giusta formazione
In Italia il 66 % degli insegnanti non sa usare l’IA nel modo corretto. Le famiglie diffidenti e il forte divario territoriale bloccano l’inserimento degli strumenti digitali nelle scuoleL’integrazione dell’intelligenza artificiale nella scuola rappresenta una sfida chiave per il futuro dell’istruzione, ma il panorama italiano mostra di non possedere ancora tutti quegli fattori necessari per andare incontro a un cambio di prospettiva educativa così importante.
Un’indagine condotta da GoStudent rivela che il 66% dei docenti che insegnano nel Paese non ha mai ricevuto una formazione specifica sull’IA, percentuale che sale al 76% nelle scuole pubbliche. Una carenza così evidente costituisce un enorme ostacolo all’introduzione completa di tecnologie innovative all’interno del sistema educativo.
A frenare il rinnovamento degli strumenti scolastici è anche la scarsa fiducia delle famiglie verso l’adozione dell’IA nelle aule, in quanto solo il 22% del totale si mostra favorevole; la paura principale dei genitori è quello che l’intelligenza artificiale possa andare a indebolire il rapporto umano nell’educazione, in un certo senso, quasi annullandolo. Tale resistenza culturale si riflette di conseguenza anche tra gli studenti, che nonostante siano nativi digitali mostrano lacune significative, come in Lombardia, regione all’avanguardia, dove solo il 23% dei giovani utilizza attrezzature basate sull’IA, e appena il 78% sa distinguere le fonti affidabili da quelle false.
Le disuguaglianze territoriali aggravano inoltre ulteriormente il quadro. Infatti dalle analisi sulla formazione dei docenti risulta che solo il 18% in Lazio è preparato e il 6% in Campania. Nell’Emilia-Romagna, regione tradizionalmente conosciuta per essere una delle più avanzate nel campo informatico, solo il 7% degli studenti accede senza difficoltà ai mezzi tecnologici, mentre la formazione nei professori è pressoché inesistente. Anche per quanto riguarda l’accesso agli strumenti digitali, la Lombardia raggiunge il 48% degli studenti, con le regioni meridionali e il Lazio che restano ben al di sotto.
L’unica via per colmare queste lacune è una strategia nazionale che investa nella formazione nei docenti e trasformi le scuole in “laboratori di innovazione”, dove l’IA è un alleato, non un sostituto, dell’insegnante.
Un esempio in totale controtendenza rispetto all’Europa intera è rappresentato dell’Estonia, dove gli smartphone non sono vietati in classe, ma il loro uso è regolato localmente da scuole, insegnanti e famiglie tramite un approccio improntato alla fiducia e all’autoregolazione.
Il modello estone insegna che l’uso responsabile della tecnologia va insegnato, non proibito, se no si finirà per impedire una formazione corretta di tali strumenti, che in ogni caso verrebbero usati al di fuori delle mura scolastiche. In Italia, invece, la scarsa formazione e la diffidenza culturale rischiano di rendere l’IA proprio un’estranea al sistema educativo.

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