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    ITALIA - Tuesday 04 November 2025, 10:35

    Il Made in Italy vittima dell’illusione creata dall’ultra fast fashion

    La Federazione Moda Italia-Confcommercio ha presentato una proposta per contrastare il fenomeno che continua a danneggiare la filiera produttiva nazionale della Moda
    Il Made in Italy vittima dell’illusione creata dall’ultra fast fashion

    Aumentano le preoccupazioni collegate agli effetti che l’ultra fast fashion sta generando sulla sostenibilità ambientale, con danni sempre più evidenti sull’economia e per le casse dello Stato. “Ogni giorno, nella UE, circolano circa 12 milioni di pacchi di valore inferiore a 150 euro, esenti da dazi e spesso anche da controlli. Una distorsione che penalizza i negozi italiani e compromette la competitività delle imprese della moda Made in Italy” a dichiararlo è Giulio Felloni, presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio.

    È innegabile come sempre più persone acquistino una quantità esorbitante di merce dall’estero, prediletta rispetto a quella prodotta in Italia soprattutto per ragioni collegate ai costi bassi. Non si può però trascurare l’impatto ambientale che il fenomeno dell’ultra fast fashion provoca. Di fatto, uno dei principali canali attraverso cui si muove la fast fashion globale sono proprio le esenzioni doganali, soprattutto in Europa dove per le spedizioni extra-Ue sotto i 150 euro non sono previsti dazi.

    Mentre le aziende italiane ed europee devono sottostare a norme sempre più stringenti in tema di qualità, lavoro e sostenibilità, per i produttori dell’ultra fast fashion non è previsto alcun tipo di vincolo; nessun limite impedisce nemmeno di proporre prezzi decisamente molto convenienti per i consumatori.

    La Federazione Moda Italia-Confcommercio ha presentato ora al Tavolo della Moda una proposta che prevede un insieme di misure concrete per contrastare tale fenomeno e mira a tutelare la filiera produttiva nazionale. Tra gli interventi principali: abolire l’esenzione dai dazi per i pacchi sotto 150 euro, applicare un contributo ambientale su ogni spedizione extra-Ue nella stessa fascia di valore e estendere la Responsabilità Estesa del Produttore anche a chi produce al di fuori dell’Unione ma vende nel mercato italiano.

    Felloni ha precisato come “il dettaglio moda non è solo un elemento economico, ma anche un presidio sociale fondamentale nei centri urbani e nei piccoli comuni” sottolineando: “Per questo chiediamo ai consumatori di scegliere prodotti di qualità, duraturi e responsabili, in alternativa alla moda ‘usa e getta’, e al Ministro Urso di attivare il Gruppo di lavoro sul commercio all’interno del Tavolo della Moda. Un passo necessario per dare un valore aggiunto alla filiera, anche in vista del Piano Strategico per il Commercio della Moda che presenteremo al prossimo incontro al MIMIT”.

    Con la futura attivazione del Gruppo di lavoro sul commercio all’interno del Tavolo della Moda presso il Mimit, dove la Federazione Moda Italia presenterà un Piano Strategico per il Commercio della Moda, si cerca di riportare equilibrio all’interno del settore, garantendo delle condizioni il più possibile eque. In questo modo è fondamentale partire dai colossi dell’ultra fast fashion e dai grandi marketplace che con le loro campagne aggressive sui social illudono solo i clienti di andare a comprare prodotti di qualità a prezzi stracciati.

    La Federazione si è rivolta poi anche direttamente ai consumatori, invitandoli a scegliere merci più durevoli e sostenibile, attraverso scelte più responsabili. “Il dettaglio moda non è solo economia, è parte della vita delle città e dei piccoli comuni. Difenderlo significa difendere identità, qualità e sostenibilità” ha osservato infine Felloni.

    Monica Martini
    luogo Italia
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    Tag:
    Made in Italy - moda - Vestiti - Ultra fast fashion - Giulio Felloni - Federazione Moda Italia-Confcommercio
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