Continuano le esportazione di materiali per esplosivi e armi nucleari dall’Italia all’Israele
Tra novembre 2023 e il marzo 2025, risultano essere state trasferite quasi 6mila tonnellate di nitrato di ammonio. Per l’attacco nel 2020 al porto di Beirut era bastata la metà del quantitativoL’Italia, dal 2013, risulta aver spedito in Israele materiali chiave per lo sviluppo di bombe e armi termonucleari, classificati come esportazioni di forniture civili, che di conseguenza non sono soggette al controllo. I materiali, cosiddetti a doppio uso, sono destinati a fini civili, ma impiegabili anche in ambito militare. La penisola italiana sarebbe diventata uno dei principali esportatori del Paese in Medio Oriente già tra il novembre 2023 e il marzo 2025, in quanto avrebbe esportato quasi 6mila tonnellate di nitrato di ammonio, usato non solo come fertilizzante, ma anche per le miscele di esplosivi; classificato e spedito sotto la categoria “concimi”, la sostanza è sempre stata spedita non in soluzione acquosa, con tenore di azoto. Per capire il carico di questa spedizione basta pensare che far saltare in aria nel 2020 il porto di Beirut era bastata la metà della quantità.
Sono aumentate le esportazioni di trizio, un isotopo radioattivo destinate al campo medico, ma anche nella produzione di armi termonucleari. A riguardo l’Italia pare aver fatto prima la triangolazione da Germania, Regno Unito e Corea del Sud, per poi proprio iniziare dall’ottobre 2023 a inviarlo direttamente al Paese israeliano, diventando il suo principale fornitore con un valore a fine dell’anno scorso di 1.485.587 euro e 288 chilogrammi. Nel 2024 sono invece iniziate le esportazioni dei cordoni detonanti, con una quantitativo complessiva di 140 tonnellate di materiale per un totale di 2.078.458 euro, persino superiore a quello fornito dagli Usa. Non sono infine mancate le vendite di cordoni detonanti. Tutti questi elementi combinati insieme rendono il caso molto sospetto, suggerendo che essi siano proprio destinati a costruire armi da guerra. Anche a seguito delle sospensioni decise da altri Paesi come Spagna e Turchia, l’Italia ha approfittando prendendo di fatto il loro posto nelle forniture da indirizzare all’Israele.
Se l’ipotesi che classifica tutte queste esportazioni finalizzate a scopi di combattimento fosse vera, si potrebbero constatare tutti i limiti che presenta la legge 185/90, che da una parte regola in modo stringente le esportazioni militari, ma dall’altra non vieta esplicitamente l’esportazione di materiali “a doppio uso”. Il 7 ottobre 2023 l’Uama, ente preposto a concedere i permessi, ha sospeso il rilascio di nuove licenze verso Israele. Contemporaneamente, secondo la procura di Ravenna, avrebbe così inizio la triangolazione tra un committente israeliano, due società che producono e un’azienda che figura come quella che spedisce.

Armi - Israele - Guerra - esportazioni - Bomba nucleare