Italia - Violenze nelle carceri, Cartabia: "Ora un'indagine a largo raggio"

La ministra annuncia che una Commissione ispettiva del Dap visiterà gli istituti dove ci sono state rivolte. Lettera shock di un detenuto di Modena

Redazione 21/07/2021 11:10

Sui fatti accaduti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere le indagini parlano chiaro: le violenze ai danni dei detenuti del 6 aprile 2020 non sarebbero frutto di “una reazione necessitata da una situazione di rivolta, ma una violenza a freddo”, dice la ministra della Giustizia Marta Cartabia in Aula alla Camera. La Guardasigilli interviene sulla questione dei pestaggi nelle carceri e afferma: “Occorre un'indagine ampia perché si conosca quello che è successo in tutte le carceri nell'ultimo anno dove la pandemia ha esasperato tutti". 
 
Ok a una Commissione ispettiva del Dap
Con l’obiettivo di valutare la correttezza degli interventi della polizia penitenziaria legati alle rivolte nelle carceri, Cartabia ha poi annunciato che una Commissione ispettiva del Dap visiterà tutte le prigioni dove si sono verificati "i gravi eventi del marzo 2020". E lancia l’allarme su un altro tema: il sovraffollamento nelle carceri "sta peggiorando". 
 
La lettera di un detenuto del carcere di Modena
Il caso di Santa Maria Capua Vetere ha fatto da “apripista” alle denunce dei detenuti di altri istituti penitenziari. L’ultima testimonianza è quella di un detenuto del carcere di Modena che in una lettera alla ministra Cartabia racconta le violenze subite. “Molti detenuti, alcuni in palese stato di alterazione probabilmente dovuto all'assunzione di farmaci, furono violentemente caricati e colpiti al volto con manganellate anche coi “tondini in ferro pieno” che si usano per effettuare la battitura nelle celle. Alcuni di questi a cui non fu dato nessun supporto medico morirono nel giro di pochi minuti”. Questo il racconto shock di C.C., uno dei reclusi nel carcere di Modena durante la rivolta dell'8 marzo 2020. L’uomo riferisce alla titolare della Giustizia di “una spedizione punitiva cella a cella" ad opera di “una squadretta di una decina di agenti”.
 
La testimonianza
A seguito di un esposto presentato il 20 novembre del 2020, C.C. è stato sentito come persona informata sui fatti nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Modena. Il detenuto in sei pagine di testimonianza racconta di “metodi che consistevano in veri e propri pestaggi effettuati tra le due porte carraie e in una sala adiacente alla caserma agenti”. Pestaggio che “avvenne in uno stanzone dopo che tutti ci eravamo consegnati, dopo che eravamo stati ammanettati e privati delle scarpe”. Dopo le violenze “la morte dei detenuti fu classificata come morte d’overdose dovuta ad assunzione di farmaci”
 
L’appello alla ministra
La lunga lettera di C.C. termina con un accorato appello alla Guardasigilli: “Si parla spesso di giusta giustizia e di giustizia garantista - scrive - Le stiamo porgendo una mano, ci consenta di aiutarla ad aiutarci nel costruire un sistema migliore. Da parte mia sarà doveroso chiedere un risarcimento non per me ma per i familiari delle vittime”.  

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