In base al rapporto “I numeri del cancro in Italia 2025” dell’associazione di oncologia medica Aiom, nel corso di quest’anno nella Penisola sono stati stimati circa 390mila nuovi casi di tumore, un dato sostanzialmente stabile rispetto al 2024. A emergere è lo scenario complessivo sempre più positivo riguardante la mortalità, in quanto negli ultimi dieci anni i decessi per cancro sono diminuiti del 9%, con riduzioni più marcate per specifiche neoplasie come il tumore del polmone e quello del colon retto. Questi risultati, frutto di progressi diagnostici e terapeutici, contribuiscono a una sopravvivenza media a cinque anni più alta della media europea per molte forme tumorali. Il quadro complessivo non appare però uniforme su tutto il territorio nazionale. Una delle criticità più evidenti riguarda l’accesso ai servizi specialistici, in particolare nel Meridione; secondo i dati riportati, circa il 15% delle pazienti oncologiche del Meridione sceglie di cambiare regione per sottoporsi alla chirurgia mammaria, un fenomeno che, ad esempio, raggiunge in Calabria quasi il 50%, dove per molte delle donne colpite da tumore al seno diventa difficile accedere ad alcuni interventi a causa della carenza di strutture o liste d’attesa troppo lunghe. Ovviamente tale spostamento richiede oneri aggiuntivi e riflette disparità nell’offerta di cure oncologiche sul territorio nazionale. La riduzione dei decessi può essere associata all’introduzione di trattamenti più efficaci, a diagnosi più precoci e a una maggiore partecipazione ai programmi di screening. Tuttavia, resta forte la variabilità regionale nell’adesione ai programmi di prevenzione, con tassi di screening estremamente inferiori al Sud rispetto al Nord e al Centro, nonostante alcuni miglioramenti recenti. L’analisi dei dati mette in evidenza anche come la lotta ai tumori non possa passare soltanto attraverso l’evoluzione delle tecnologie mediche, ma richiede un costante rafforzamento della prevenzione primaria e secondaria, per ridurre le disuguaglianze nell’accesso alle cure e potenziare le risorse umane nel Servizio sanitario nazionale. Se si spegnessero i riflettori puntati su questi aspetti, i progressi ottenuti rischierebbero di rimanere parziali, con un impatto disparato sulla qualità della vita dei pazienti a seconda della regione di residenza. In conclusione, se da un lato l’Italia registra un miglioramento nei tassi di mortalità oncologica e in alcune dimensioni della risposta sanitaria, dall’altro continuano a persistere sfide significative legate all’equità territoriale, che richiedono interventi mirati per garantire che i benefici delle innovazioni in oncologia siano equamente distribuiti a favore di tutti.