Italia - Sci e turismo: l’inverno che divide in due le montagne italiane

La stagione sciistica oscilla anche quest'anno fra piste affollate, disomogeneità climatica e prezzi alle stelle nelle località più rinomate

Monica Martini 29/12/2025 12:04

La stagione sciistica 2025-2026 in Italia si è aperta sotto il segno della disomogeneità climatica, costretta ad affrontare la continua trasformazione economica del settore. Dopo le feste natalizie, il nostro Paese appare infatti più che mai diviso tra località alpine che, grazie a nevicate più consistenti e all’uso di neve artificiale, continuano a registrare affollamenti tali da richiedere soluzioni come circuiti “a numero chiuso”, e aree appenniniche dove la scarsità di neve naturale, accostata a condizioni termiche non ideali, costringono la chiusura di molti impianti o aperture ridotte. In alcune zone come Madonna di Campiglio, l’alta affluenza ha portato a gestire l’accesso alle piste tramite limitazioni quantitative di skipass, mentre altrove l'innevamento artificiale invece resta ancora l’unico strumento per garantire un minimo di attività sciistica; solo in questo modo si può affrontare almeno in parte le criticità legate alla disponibilità idrica e alla temperatura troppo elevata rispetto alla media stagionale. Questo quadro climatico incerto si inserisce in un più ampio contesto di mutamento della montagna e dei settori a lei collegati. Con l’avvio della stagione è infatti ad esempio tornato centrale anche il discorso legato al mercato delle seconde case in quota, a seguito della crescita della domanda e dei prezzi delle abitazioni vicino agli impianti di risalita. Analizzando i centri sciistici italiani, il prezzo medio delle nuove o ristrutturate seconde case sembrerebbe attestarsi oltre i 5.000 euro al metro quadrato, con punte estremamente elevate in località iconiche come Cortina d’Ampezzo, dove si superano i 15.000 euro al metro quadrato, e valori decisamente importanti anche a Selva di val Gardena, Corvara e Courmayeur. Questo aumento di valore riflette non solo la persistente attrattiva turistica delle Alpi italiane, ma anche l’interesse degli investitori stranieri verso immobili di prestigio in quota, che spesso generano ricavi superiori rispetto alle principali località estere. Allo stesso tempo, per chi desidera vivere l’esperienza sulla neve senza spendere cifre elevatissime, restano percorribili diverse alternative all’interno dello stesso panorama italiano. Nonostante i costi complessivi di una vacanza bianca, tra attrezzature, skipass e alloggi, siano cresciuti negli ultimi anni, è ancora possibile trovare posti validi dove lo sci e le attività invernali riescono a offrire ancora un buon rapporto qualità-prezzo. Diverse stazioni, sia sulle Alpi che sugli Appennini, propongono pacchetti e servizi con tariffe più contenute, con le regioni meno toccate dall'inflazione che permettono anche di godere della montagna innevata senza troppa folla. Questo fenomeno ha reso alcune mete particolarmente apprezzate da famiglie e sciatori attenti al budget, che preferiscono località in grado di offrire un’esperienza autentica e sostenibile dal punto di vista economico. La fine del 2025 conferma quindi una stagione della neve sempre più complessa, con da un lato la montagna italiana che si impone ancora una volta come meta turistica centrale per milioni di appassionati, con livelli di affluenza molto elevati, e dall’altro condizioni climatiche che non uniformano il Paese e costi crescenti che spingono operatori e comunità locali a confrontarsi con la sostenibilità economica e ambientale del settore. In questo equilibrio fragile, che continua a cambiare il volto del turismo invernale, le diverse località delle Alpi e degli Appennini continuano a custodire le chiavi della stagione sciistica che resta uno dei simboli dell’inverno italiano.