I rifiuti speciali in Italia continuano ad aumentare. Nel 2023 risultano prodotte dalle attività industriali, commerciali, artigianali, di servizi, di trattamento dei rifiuti e di risanamento ambientale quasi 164,5 milioni di tonnellate, con una percentuale di aumento dell’1,9% rispetto all’anno precedente. A crescere è anche la quantità del materiale recuperato, con 130 milioni di tonnellate, pari al 73%, destinate ad avere una nuova seconda vita. Per contro, cala lo smaltimento in discarica dell’11,2%, che tradotto, diminuisce di 997 mila tonnellate. I rifiuti non pericolosi rappresentano il 93,8% del totale, ovvero quasi 154,3 milioni di tonnellate, mentre quelli pericolosi ammontano a poco più di 10 milioni di tonnellate. Il quadro analitico italiano della produzione e gestione dei rifiuti speciali nell’anno 2023 rileva che ancora una volta è il settore delle costruzioni e demolizioni a produrre la maggior parte dei rifiuti speciali, concorrendo per quasi il 51% della produzione complessiva. Delle 130 milioni di tonnellate, oltre 80 milioni sono rifiuti da costruzione e demolizione che diventano prevalentemente sottofondi stradali e rilevati, 21 milioni di tonnellate di rifiuti di metalli e composti metallici che vengono in prevalenza riutilizzati dalle acciaierie del Nord Italia; circa il 7% del totale corrisponde alle sostanze organiche, quali carta, cartone e legno. È nel Nord Italia che la produzione di rifiuti speciali si concentra prevalentemente con il 57,2% del complessivo nazionale, seguito dal Centro (17,1%) e dal Sud (25,7%). La Lombardia mantiene il primato assoluto con 35,9 milioni di tonnellate; al secondo posto si trova il Veneto con 17,6 milioni di tonnellate, al terzo l’Emilia Romagna con 14,1 milioni di tonnellate. Nel Centro Italia, a guidare la produzione sono la Toscana il Lazio, rispettivamente con 10,4 e 10,2 milioni di tonnellate, mentre nel Meridione la Campania guida l’intera macroarea con 11,2 milioni di tonnellate. L’operazione R5, riguardante il riciclo e il recupero di sostanze inorganiche, si conferma la forma di gestione predominante. Essa interessa prevalentemente i rifiuti provenienti da attività di costruzione e demolizione, generalmente utilizzati in rilevati e sottofondi stradali. La seconda forma di recupero per importanza è rappresentata dall’operazione R4 per il riciclo dei metalli e dei composti metallici che costituisce, pur registrando una flessione del -1,8% rispetto al 2022. Ad aver subito un incremento significativo del +3,4% è il trattamento in ambiente terrestre a beneficio dell’agricoltura e dell’ecologia (R10). Uno degli aspetti più problematici del sistema italiano rimane però l’analisi degli obiettivi di prevenzione. Gli obiettivi stabiliti dal Ministero dell’Ambiente con decreto direttoriale del 7 ottobre 2013 prevedevano la riduzione del 10% della produzione dei rifiuti speciali pericolosi per unità di Pil e del 5% di quelli non pericolosi entro il 2020 rispetto ai valori del 2010. Tuttavia i dati del 2023 raffigurano un quadro di sostanziale disallineamento rispetto agli obiettivi prefissati, con la variazione del rapporto tra produzione di rifiuti speciali non pericolosi per unità di Pil che raggiunge il +22,17% rispetto al 2010, in peggioramento rispetto al +20,78% del 2022, evidenziando non solo il mancato raggiungimento dell’obiettivo di riduzione del 5%, ma un trend di crescita che si muove in direzione opposta. Una dinamica che preoccupa ancora di più se si prende in considerazione che il Pil nel 2023 è aumentato del 5,5% rispetto al 2010, mentre la produzione dei rifiuti non pericolosi è cresciuta del 28,8%, determinando un disaccoppiamento negativo tra crescita economica e pressione ambientale.