Da inizio ottobre la legge italiana riconosce l’obesità come malattia cronica, una delle problematiche più urgenti della sanità pubblica italiana. Il Senato ha infatti approvato in via definitiva la norma già votata alla Camera lo scorso 7 maggio, che riconosce in modo esplicito il diritto delle persone affette da obesità di accedere alle prestazioni sanitarie comprese nei Livelli essenziali di assistenza (LEA), e prevede l’istituzione di un Programma nazionale per la prevenzione e la cura del disturbo. A distanza di meno di due mesi, in realtà, a farsi spazio sono soprattutto i limiti legati alla sua applicazione di questa nuova legge: mancano i giusti fondi disponibili e la possibilità di distinguere a chi destinarli. Nonostante l’obesità non sia vista solo più come un problema legato allo stile di vita o a una responsabilità personale, ma come una patologia cronica, progressiva e recidivante che richiede continuità assistenziale e percorsi strutturati, il riconoscimento istituzionale non potrà essere pienamente attuato fino a quando non saranno definiti i Livelli essenziali di assistenza (LEA), cioè le prestazioni che il Servizio sanitario nazionale deve garantire a tutti. Nel testo della legge non sono definite le prestazioni da garantire e quindi ancora non si sa quali saranno comprese, tra gli interventi chirurgici per la riduzione delle dimensioni dello stomaco, le attività di medicina territoriale e la somministrazione dei farmaci di nuova generazione come l’Ozempic. La creazione di un Programma nazionale dedicato all’obesità si traduce in un documento strategico che possa definire obiettivi, standard minimi e priorità di intervento, ai quali Regioni e strutture sanitarie devono fare riferimento per organizzare servizi, percorsi diagnostico-terapeutici e prevenzione. Solo in presenza di percorsi diagnostico-terapeutici ben definiti, cioè linee guida operative che stabiliscano come deve essere valutato un paziente, quali figure professionali debbano seguirlo e con quale frequenza, si possono destinare i fondi alle persone di cui ne hanno più bisogno. Mondialmente l’obesità è riconosciuta da tempo come una delle malattie croniche maggiormente in crescita, basti pensare come l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) testimoni che dal 1990 la quantità di persone adulte obese nel mondo è più che raddoppiata, mentre tra le persone adolescenti è quadruplicata. La norma cerca di promuovere salute e riduzione dell’obesità anche negli ambienti scolastici, con iniziative strutturate, che vanno dalla promozione dell’attività fisica e della corretta alimentazione alla sensibilizzazione dei genitori e all’informazione pubblica tramite, per esempio, le farmacie. Per quanto pare ancora lontana la sua concretizzazione, l’Italia, con questa iniziativa legislativa pionieristica, si pone dunque all’avanguardia mondiale affrontando una delle maggiori emergenze sanitarie globali con la stigmatizzazione a un nuovo approccio multidisciplinare alla cura.