La decisione è stata resa nota attraverso una pubblicazione del Dipartimento dello Sport nordcoreano, che riporta i risultati dell'assemblea del Comitato Olimpico del Paese asiatico. Tale documento spiega che la Corea del Nord invierà  i suoi atleti alle Olimpiadi di Tokyo.

 

Così recita la nota ufficiale: “All'assemblea generale, il Comitato Olimpico della Repubblica Democratica Popolare di Corea ha deciso di non partecipare ai trentaduesimi Giochi Olimpici per proteggere gli atleti dalla crisi sanitaria globale causata da un'infezione virale maligna”.

 

 

Molti esperti sospettavano che Pyongyang avrebbe annullato la sua partecipazione ai Giochi sulla base del suo rigoroso sistema di quarantena e isolamento. L'estremo livello di isolamento attivato per prevenire la diffusione del virus ha portato alla quasi totale sospensione degli scambi con la Cina (da cui la Corea del Nord acquista il 90% delle sue importazioni), sollevando preoccupazioni per la carenza dei prodotti di base, e ha portato la maggior parte dei diplomatici a lasciare il Paese. 

 

Il governo sudcoreano sperava che i Giochi Olimpici di Tokyo 2020, che inizieranno il 23 luglio, fossero un palcoscenico per riattivare il dialogo con la Corea del Nord, in un momento segnato dall'allontanamento diplomatico nella penisola e dalla stagnazione del dialogo sulla denuclearizzazione. "Speravamo che le Olimpiadi potessero servire come un'opportunità per far avanzare la riconciliazione e la cooperazione intercoreana e per rafforzare la pace nella penisola. È deludente che ciò sia diventato improbabile a causa del COVID-19"  ha spiegato un portavoce del governo meridionale.

 

 

È la prima volta che la Corea del Nord non partecipa ai Giochi estivi dai Giochi di Seul del 1988. Sebbene i due Paesi siano ancora tecnicamente in guerra dal conflitto che li ha visti affrontare negli anni '50, in alcune occasioni sono riusciti a presentare squadre congiunte e a sfilare sotto una bandiera unificata.