Era il 27 ottobre 2024 quando Carlos Sainz conquistò il primo posto nel Grand Prix del Messico portando sulla vetta del podio la Ferrari. Tra venti giorni sarà così ufficialmente trascorso un anno intero dall’ultima vittoria della scuderia di Maranello, sancendo un filone negativo di ventidue gare a secco, uno dei più lunghi della casa. La Ferrari - sotto gli occhi di tutti - sta attraversando uno dei momenti peggiori della sua storia recente; oltre alle sconfitte, sono i continui problemi tecnici, gli errori di progettazione, le decisioni tattiche sbagliate che portano a determinare la “mediocrità” della SF-25. Tale quadro, fatto di errori, difetti strutturali e tensioni interne inevitabilmente fa sorgere diversi dubbi sul futuro della scuderia. Dopo che anche a Singapore l’auto italiana non è riuscita a trionfare, in primis è stato Charles Leclerc, pieno di amarezza, a dover affrontare le diverse voci che riguardano il suo futuro, che avrebbero iniziato a collocarlo in una scuderia con colori diversi da quelli del Cavallino. Per quanto il pilota monegasco si è sempre dichiarato innamorato della Ferrari, dopo continui anni di delusioni e “sabotaggi”, non pare più da escludere una scelta che possa deviare la sua carriera automobilistica magari verso Aston Martin, Mercedes o McLaren. Per quanto Leclerc stia cercando di giustificare la scuderia, come a fine gara con queste parole di circostanza: “Siamo arrivati a Singapore con buone sensazioni dopo le prime libere ma in seguito abbiamo perso terreno nell’esecuzione e non siamo riusciti a sfruttare appieno il potenziale di entrambe le vetture. In qualifica eravamo davanti in Q1 e abbiamo ripetuto lo stesso tempo in Q3, ma il vero limite non è stato quello. Partendo nel gruppo centrale abbiamo sofferto molto con il raffreddamento, già dal terzo giro fino alla fine” il “predestinato” è già troppo tempo che si trova bloccato in una realtà che non riesce a dare il giusto valore alle sue capacità. Rimane critica anche l’esperienza del sette volte campione del mondo Lewis Hamilton, che con la Rossa è stato obbligato ad affrontare una stagione da dimenticare. Da canto suo, riprendendo un post pubblicato su Instagram, sembra che il pilota non rinneghi la decisione che lo ha portato a casa Ferrari: “Quello che leggiamo racconta solo una parte della storia, quella in cui le cose non vanno per il verso giusto, o non otteniamo i risultati sperati. Ma ciò su cui mi sono concentrato negli ultimi mesi è l’altra storia. Quella che parla di come questa squadra reagisce quando qualcosa va storto. Di come ci rialziamo e ricominciamo. Ora torniamo in fabbrica, impariamo da quest’ultima gara e pianifichiamo la prossima. Sono orgoglioso di questa squadra e voglio aiutare a ottenere i risultati che meritano anche i tifosi. Per raggiungere il top bisogna essere migliori, se riusciamo a costruire sui nostri successi e a cambiare le cose che servono sono convinto che ce la faremo”. In realtà resta però sempre più necessario che la stessa Ferrari ammetta di star precipitando in un vortice di difficoltà dal quale non sarà affatto facile uscire. In sintesi, la scuderia di Maranello è arrivata a un bivio: continuare a difendersi dietro affermazioni frasi fatte e valutazioni al ribasso, oppure ammettere che serve un cambiamento radicale - nei vertici, nei tecnici, nella filosofia di lavoro - per tornare a essere davvero competitiva.