Italia - Deriso e insultato perché gay, 18enne suicida sotto un treno

Orlando Merenda è morto suicida sotto un treno perché stanco delle angherie dei bulli. Gli inquirenti passano al setaccio i suoi profili social

Fonte: Pixabay

Redazione 28/06/2021 09:18

Orlando Merenda era il giovane di appena 18 anni che domenica scorsa si è tolto la vita lanciandosi sotto un treno tra Torino Lingotto e Moncalieri. 
Una morte insensata che dovrebbe far riflettere tutti, soprattutto le persone che l’hanno insultato sui social. Bulli digitali, al sicuro dietro uno schermo e dietro un nickname di fantasia; persone che si sentono in diritto di entrare nelle vite degli altri e criticarne le scelte, qualunque esse siano. Parole e insulti pesanti come macigni di cui il giovane non è riuscito più a sorreggere il peso. La disperazione e la solitudine che, forse, alla fine l’hanno spinto all’insano gesto.
 
In una lettera un suo caro amico, Mattia Adamo, ha scritto: “, questa sofferenza mi ha fatto pensare alle cose per cui vale lottare. È facile dire che il mondo è fatto male o che la società fa schifo. Ma in realtà, siamo noi stessi a farci del male da soli”. E in queste poche parole è racchiuso tutto il dolore e le difficoltà di vivere in un paese culturalmente arretrato, fermo a 60 o 100 anni, ma con a disposizione il mondo intero dietro uno schermo touch. Una pizza sterminata dove l’ignoranza viene amplificata di 10, 100 e 1000 volte, al punto da portare un ragazzo di 18 anni a buttarsi sotto un treno in corsa.
E Orlando Merenda è solo l’ultima vittima di un sistema marcio e degradato, fatto di angherie e bullismo nei confronti di chi viene etichettato come “diverso”. Diverso, molto spesso, vuol dire più debole rispetto al branco e i vigliacchi ne approfittano e sferrano colpi, comodamente seduti nelle loro camerette, magari, mentre recitano il ruolo dei figli perfetti durante le cene di famiglia.
Orlando Merenda, l’ennesima vittima dell’ignoranza 
Orlando Merenda, una vita normalissima vissuta con i suoi amici e la sua famiglia. Una domenica come tante, passata a pranzo con il padre e con il fratello; poi uscire di casa dicendo: «Ci vediamo tra poco. Torno presto», poi l’insano gesto. E il 18enne a casa non è tornato più e ha deciso di togliersi la vita senza nemmeno un messaggio di spiegazione per i suoi familiari e per i suoi amici.
 
Forse il malessere del giovane era già evidente da diverso tempo, come testimonia uno degli ultimi post sui suoi social; forse una richiesta d’aiuto che non è stata interpretata per tempo, ma a quell’età, si è sempre in lotta contro il mondo e non è semplice capire da che parte stare.
E adesso gli amici e la famiglia sono sconvolti e cercano di trovare un senso a questa situazione che ha strappato alla vita un ragazzo giovane, con tanti sogni e tante ambizioni. Nessuno riesce a trovare pace per quanto accaduto; lo sconforto e la rabbia a volte hanno il sopravvento ma il bisogno di verità, quello è più forte di tutto il resto.
 
E gli stessi vigliacchi che hanno bullizzato e preso in giro Orlando in vita non hanno smesso nemmeno dopo la morte, pubblicando sui social parole d’odio nei suoi confronti. Vigliacchi nascosti dietro a nomi fittizi e account “usa e getta”, creati per creare scompiglio e poi sparire nel nulla. Ma adesso tutto il materiale è stato acquisito dagli inquirenti nella speranza che riescano a risalire a queste persone e a metterli di fronte al fatto che sono e resteranno per sempre degli assassini. Al momento è stato aperto un fascicolo per reati di Bullismo e Omofobia, ma le indagini sono ancora in corso e gli agenti di polizia stanno passando al setaccio la rete e i contatti di Orlando Merenda, nella speranza di assicurare i colpevoli alla giustizia quanto prima.
 

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