Italia - Via libera agli Europei in Italia, Franceschini chiede il ritorno dei concerti

Il mondo della cultura è in rivolta. A un anno dalla chiusura di cinema, teatri e sale concerto è montata la rabbia dei lavoratori del settore.

Redazione 14/04/2021 16:26

Dario Franceschini, Ministro della Cultura, ha chiesto al Comitato Tecnico Scientifico che, nel caso di ripartenza degli eventi sportivi con il pubblico in presenza, dovrebbe ripartire anche il circuito dei concerti e degli eventi culturali. La recente notizia del 25% dei tifosi allo Stadio Olimpico per Euro 2020 ha fatto molto infuriare il mondo dello spettacolo ormai fermo da oltre un anno a causa delle misure imposte per il contenimento della pandemia.
 
Le prime proteste arrivano dalla FIMI, la Federazione dell’industria musicale italiana, che definisce la situazione insostenibile per l’arte e per tutti i lavoratori che fanno parte del circuito. La stessa federazione ha parlato, poi, di discriminazione chiedendo l’apertura immediata di un tavolo di confronto per ottenere un trattamento equivalente a quello di tutti gli altri settori produttivi.  Intanto tra le idee messe in campo da Franceschini troviamo quella di poter accedere a cinema, teatri e sale concerti o tramite prenotazione o tramite tampone eseguito non oltre i due giorni precedenti l’evento o, dove possibile, mediante il certificato di eseguita vaccinazione (di entrambe le dosi di siero). Stiamo parlando ancora di ipotesi che ancora non sono state commentate dal CTS, ma potrebbe essere un primo passo per tornare a una normalità nel mondo dell’arte che latita da troppo tempo.
 
Le reazioni dal mondo della cultura
Intanto sui social si sono scatenate le reazioni di tutte le associazioni culturali del Paese che, seguendo quanto detto dalla FIMI, stanno chiedendo a gran voce pari diritti e un trattamento equo. Il fulcro delle richieste è molto semplice: se si permette a 16 mila persone di stare dentro uno stadio, perché i concerti estivi (se ci saranno) dovrebbero essere limitati a 1000 persone o poco più?
Una domanda legittima che non fa che emarginare un settore produttivo distrutto, allo stremo delle forze e che da oltre un anno vive di espedienti e senza risorse di alcun tipo. I piccoli locali hanno chiuso e, forse, non riapriranno più; i lavoratori dello spettacolo hanno dovuto ripiegare su lavori di fortuna, portando a una dispersione della categoria senza eguali. La domanda di tutti è “che fine ha fatto la politica?”
 
Le proteste dei lavoratori dello spettacolo
Per questi motivi si chiede un tavolo di confronto: per cercare di dare ulteriori sussidi a tutte le persone che lavorano nel mondo dello spettacolo e per chiedere un trattamento equivalente a quello di tutti gli altri settori, in primis quello del calcio.
Intanto nella mattinata di oggi un gruppo di lavoratori dello spettacolo ha occupato il Globe Theatre di Villa Borghese a Roma. Sulle loro pagine social si legge un appello chiaro verso la politica: “Chiediamo una riforma strutturale del settore. Non vogliamo una riapertura senza sicurezza, che ci faccia ripiombare in un mondo del lavoro ancora più incerto e privo di garanzie.”
La protesta lanciata anche tramite uno striscione con la scritta “A noi gli occhi, please”, celebre frase di Gigi Proietti che per l’occasione è diventata lo slogan di una protesta nei luoghi tanto cari all’attore recentemente scomparso.
 

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