Italia - Sanremo 2024, Paolo Jannacci e Stefano Massimi contro le morti bianche

Il musicista e lo scrittore sono saliti sul palco dell'Ariston intepretando una toccante canzone di denuncia

Fonte: Instagram – Autore: stefanomassini.official

Redazione 08/02/2024 22:27

Il dramma delle morti sul lavoro arriva a Sanremo 2024. Lo scrittore Stefano Massini e il musicista e compositore Paolo Jannacci, durante la terza serata del Festival, hanno portato sul palco dell’Ariston la canzone L’uomo nel lampo, il cui protagonista è un uomo morto tragicamente in un’esplosione durante l’orario di lavoro, lasciando il figlio di appena un mese.
 
Un toccante mix tra teatro e musica
"Ogni giorno, 4 lavoratori escono di casa e non fanno ritorno", dice Amadeus, invitando poi sul palco Stefano Massini e Paolo Jannacci. I due hanno dunque proposto la canzone L’uomo nel lampo, in un toccante mix fra teatro e musica. A dare il via alla performance è proprio il compositore Paolo Jannacci che, siedendosi al pianoforte, ha iniziato a suonare. Subito dopo, Stefano Massini si è unito vocalmente, parlando al pubblico della fotografia di un papà con in braccio il figlio neonato, immagine che viene appoggiata proprio sullo strumento. Da qui, inizia il racconto.
 
Il dialogo cantato prosegue con Jannacci che canta e Massini che racconta: il padre parla al figlio, ancora piccolo, per raccontargli chi era e lasciargli un ricordo. Alla fine, l'Ariston si alza in una sentita standing ovation, mentre sullo sfondo vengono proiettate diverse immagini che ricordano le vittime sul lavoro.
 
"Su questo Teatro sono state raccontate tante forme d'amore, di ogni forma e tipo. Ne manca una: quella per i nostri diritti", conclude Stefano Massini.
 
Il testo de L'uomo nel lampo
Di seguito, il testo completo del brano-performance, L'uomo nel lampo, di Paolo Jannacci e Stefano Massini, riportato integralmente da Repubblica.
 
Ehi, ehi Michè,
 
Sono io Michè, questa voce lontana
 
Dicono, sai la vita è strana
 
Ma più che strana è proprio bastarda
 
Ed io lo so perché mi riguarda
 
Da quando il mio filo si è rotto
 
Sono una foto appesa in salotto
 
E in quella foto oltretutto...
 
Ma dai Michè son così brutto
 
Occhi chiusi, viso scuro...
 
Che se mi avessero detto giuro
 
Questa foto resterà di te
 
Accidenti Michè, mi sarei messo in posa
 
1,2,3, flash, perfetto
 
Sono io, sì, sono l'uomo di cui ti hanno detto
 
Che un lampo mi portò via
 
E di me non resta, che una fotografia
 
C'era una volta un uomo che vide come un lampo
 
sorrise e alzò le mani come per abbracciarlo
 
L'uomo nel lampo che non è più tornato
 
Lo videro in quel lampo e lì si è addormentato
 
Proprio quel lampo che portò via mio padre
 
e che da quel momento è musica nel vento
 
Sai Michè,
 
non è che sono solo in questo posto
 
C'è più folla che a Rimini ad agosto
 
Tutti come me finiti fuori pista
 
Tutti fuori dalla lista
 
Tutti con il marchio addosso di questo paradosso
 
Che il lavoro porta sotto terra
 
e l'operaio muore come in guerra
 
Ma io Michè, io che ridevo anche dei guai
 
io, che la battuta non mi mancava mai,
 
Quando mi dicono: "la fabbrica è una miniera"
 
No, piuttosto è una galera
 
Perché loro si fanno l'ora d'aria
 
e pure noi, nel senso che saltiamo in aria...
 
E nelle fiamme di 6 metri e via..
 
Passi da uomo a fotografia.
 
C'era una volta un uomo che vide come un lampo
 
sorrise e alzò le mani come per fermarlo
 
L'uomo nel lampo che non è più tornato
 
Lo videro in quel lampo
 
Questo lampo non ha odore ne colore
 
Il lampo uccide ma senza far rumore
 
Poi ti guardi ad uno specchio
 
E lì vorresti perdonare
 
E vabè, basta dai...
 
Da questa foto mi guardo intorno
 
E non ho smesso un solo giorno
 
in silenzio fotografato e muto di dirti:
 
"ciao Michè, sono il padre che non hai conosciuto"

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