Italia - Riforma maturità 2026: prove più mirate e commissione più piccole

Gli studenti affronteranno il prossimo giugno un esame vuole “valorizzare le loro competenze realmente acquisite e diventare più autentico, coerente e selettivo”

Monica Martini 30/10/2025 11:12

Con l’approvazione del decreto che riforma l’esame di Stato e introduce nuove regole per la scuola italiana, la Camera ha deciso che a partire da giugno 2026, circa mezzo milione di studenti affronterà a fine del percorso delle superiori la nuova “maturità”, un esame che cambia sia nella forma che nel significato. In primis - oltre che a riprendere la sua denominazione comune - l’esame, come dichiarato dal Ministero dell’Istruzione e del Merito, vuole diventare “più autentico, coerente e selettivo, capace di valorizzare le competenze realmente acquisite dagli studenti, e non soltanto la loro capacità di improvvisare durante l'orale”. Mentre le due prove scritte restano confermate, il colloquio orale assume un ruolo ancora più centrale: si concentrerà su quattro discipline, stabilite ogni anno dal Ministero e coerenti con quelle scelte per la seconda prova, comprendendo una parte dedicata all'analisi delle competenze acquisite in educazione civica e nelle esperienze scuola‑lavoro. L'obiettivo dichiarato sarebbe quello di ridurre dispersione e frammentazione, approfondendo le fondi principali del sapere. Verrà anche introdotto un principio di obbligatorietà che prevede la partecipazione attiva degli studenti e limita il silenzio deliberato in quanto, se adottato, comporterà la bocciatura. Un’importante novità riguarda l'alternanza scuola lavoro che non si chiamerà più Ptco ma “formazione scuola-lavoro”, con le convenzioni stipulate tra istituti e imprese che non potranno più prevedere attività nelle lavorazioni a elevato rischio per gli studenti. La riforma interviene anche sul voto in condotta, decretando come un 5 implichi la bocciatura automatica, mentre con un 6 lo studente deve redigere una “prova di cittadinanza attiva”. È previsto inoltre un aiuto concreto nei confronti dei giovani che decidono di cambiare indirizzo i primi due anni delle superiori, eliminando la necessità dell'esame integrativo. Infine il decreto stabilisce in modo definitivo il modello formativo “4+2”, ossia un nuovo percorso pensato per rafforzare il legame tra scuola e mondo del lavoro che prevede quattro anni di scuola superiore tradizionale seguiti da due anni negli ITS Academy. Si tratta di un tipo di istruzione che aiuta a formare figure professionali altamente specializzate e capaci di rispondere alle esigenze del mercato. “Con questi interventi diamo un segnale concreto di attenzione verso i nostri studenti e verso chi ogni giorno vive la scuola. La formazione scuola-lavoro deve rappresentare un'occasione di crescita, non di rischio: i giovani devono poter affrontare queste esperienze in piena sicurezza. Inoltre, continuiamo a sostenere e valorizzare le isole minori, riconoscendo l'impegno di chi insegna e lavora in territori che costituiscono un patrimonio unico per il Paese”, ha detto il ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara.