Italia - Referendum sull'eutanasia, i dubbi e le inquietudini della CEI

Eutanasia legale, i dubbi della Conferenza episcopale italiana e le dichiarazioni di Papa Francesco

Fonte: Facebook

Redazione 28/09/2021 10:47

Eutanasia legale, continua lo scontro tra la società civile e la chiesa che da sempre si oppone alla legalizzazione del fine vita e alla costruzione di una legislazione ad hoc.
 
“Una grave inquietudine” è quella che il Cei, Conferenza episcopale italiana, esprime in prospettiva di un referendum popolare per depenalizzare l’eutanasia nel nostro paese.  Lo stesso Papa Francesco si è da sempre detto contrario alla cosa, in quanto violerebbe i concetti su cui è fondato il cristianesimo, eppure sono molte le persone che da cattoliche chiedono alla chiesa un ripensamento in materia, soprattutto per quanto riguarda i malati gravi o gli infermi.
 
Eppure la chiesta non ritiene che vi sia compassione “nell’aiutare a morire le persone” e, anzi, la cosa andrebbe in contraddizione con qualsiasi forma di solidarietà umana e cristiana. Per le istituzioni del Vaticano, chi soffre va “accompagnato e aiutato a ritrovare le ragioni di vita” e non accompagnato verso la morte seppur consenziente.
Perché la chiesa è contraria all’eutanasia?
Che la chiesa sia contro l’eutanasia è comprensibile, visti i precetti contenuti nelle sacre scritture e via dicendo. Il discorso è ovviamente più ampio e non necessariamente bisogna chiamare in causa la laicità dello stato. Sì, perché molti dei malati che chiedono al Governo di legalizzare e regolamentare l’eutanasia sono profondamente cristiani, ma allo stesso tempo sono razionali e conoscono benissimo la differenza tra vita e vita. 
 
Ci sono problematiche di compatibilità con i precetti, è vero, ma non bisogna mai dimenticare che la vita e le decisioni appartengono alle persone e a nessun’altro, per questo regolamentare tale pratica non è solo un gesto di civiltà ma è anche un gesto di libertà estremo. Non si tratta, come affermato dalla chiesa, della sconfitta dell’umano, ma bensì di una ennesima dimostrazione di amore e di libero arbitrio che dovrebbero essere due concetti fondanti per le moderne civiltà. 
 
La battaglia è ancora lunga e ciò che non è chiaro è perché le persone gravemente malate che vogliono andarsene in maniera dignitosa siano costrette ad andare in Svizzera, lontani dalla propria terra e dai propri affetti, perché qui non è possibile scegliere per se stessi. Un discorso lungo e complesso, certo, che affonda le sue radici nella cristianità in primis e poi in tutta una serie di leggi e regole che, almeno qui da noi, sono ancora troppo legate al mondo “ultraterreno” e poco alle persone e ai loro bisogni.
 

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