Italia - “Italia sotto assedio”: ecco cosa dicono i numeri del 2025 sulla corruzione

La classifica internazionale, stilata da Transparency International, mostra un Paese che continua a registrare una crescita esponenziale di inchieste

Monica Martini 09/12/2025 15:15

Anche quest'anno Transparency International ha elaborato l'indice di percezione della corruzione, assegnando all’Italia un punteggio di 54/100 e collocandola al 52° posto su 180 nazioni monitorate e al 19° tra i 27 Stati membri dell’Unione Europea. Si tratta – sottolineano gli analisti – della prima inversione di tendenza che si verifica dopo oltre un decennio di miglioramenti: il calo di 2 punti rispetto all’anno precedente infatti segna un segnale d’allarme. In parallelo, nel 2025 l’associazione Libera ha pubblicato il dossier “Italia sotto mazzetta”, che anch'esso fotografa una situazione drammatica, con 96 nuove inchieste per corruzione e concussione da gennaio a dicembre e 1.028 persone iscritte nel registro degli indagati, quasi il doppio rispetto alle 588 dell’anno precedente. Il dossier evidenzia come la corruzione sia un problema che attraversa tutto il Paese. Nel Sud e nelle isole risultano 48 inchieste, con in testa la Campania con 219 indagati, seguita da Calabria (141) e Puglia (110); nel Nord 23 inchieste, con la Liguria che presenta 82 indagati e il Piemonte 80. Gli ambiti coinvolti sono molteplici, come false attestazioni di residenza, anche per ottenere la cittadinanza, certificati di morte fittizi, appalti truccati in sanità, gestione rifiuti o grandi opere, licenze edilizie, servizi di refezione scolastica, concorsi universitari pilotati, scambi di favori politico-mafiosi. Nella corruzione non risultano coinvolti solo funzionari e imprenditori, ma anche 53 politici (pari a circa il 5,5% del totale degli indagati), tra cui 24 sindaci. Secondo gli osservatori, questo problema in Italia non è più solo un’eccezione da “Tangentopoli”, ma un fenomeno strutturale, quasi “normalizzato”. Le mazzette e i favori – denuncia Libera – sono in parte diventati una componente “ordinaria” della carriera politica e imprenditoriale, con conseguenze pesanti, come ad esempio un peggioramento dei servizi pubblici, l'erosione della fiducia nelle istituzioni e un'indebolimento dello Stato di diritto. Il calo del punteggio nazionale è un segnale che le riforme finora adottate, benché importanti, non sono bastate a contenere la crescita del fenomeno; di fatto continuano ad aumentare le dinamiche di rete sempre più complesse, quali clientelismo, intrecci tra mafie e appalti, manipolazione di concorsi e bandi pubblici. I dati del 2025 dipingono un’Italia quindi più fragile, dove la corruzione non è un’aberrazione, ma un nodo cruciale per la democrazia, la giustizia sociale e la qualità delle istituzioni. Ecco alcune questioni che emergono con forza. Non basta misurare la “percezione” della corruzione, ma è necessario investire su trasparenza, controlli, istituzioni solide e cultura della legalità. La diffusione geografica del fenomeno da Nord a Sud dimostra che non esistono “zone immuni” e che servono misure anticorruzione su scala nazionale e sistemica. Infine la molteplicità di settori coinvolti – sanità, edilizia, gestione rifiuti, concorsi, opere pubbliche – segnala che la corruzione non è un tema marginale, ma centrale per la qualità della vita e dei diritti.