Italia - Indagine su Renzi per finanziamento illecito, l'ex premier: «Non mi fanno paura»

Insieme al leader di Italia Viva la Procura di Roma ha iscritto nel registro anche il manager Lucio Presta: al centro dell'inchiesta il docufilm su Firenze

Redazione 14/07/2021 11:47

«Quando accadono queste cose le vivo con la voglia di chi sa che il tempo è galantuomo» e «trasformo l'odio in benzina». Poi l’augurio di «buon lavoro ai pm». Sono le prime reazioni del leader di Italia Viva, Matteo Renzi, indagato insieme al manager Lucio Presta per finanziamento illecito e false fatturazioni: al centro dell’inchiesta il documentario "Firenze secondo me", i cui bonifici nel 2019 furono sotto stretta osservazione in una relazione dell'antiriciclaggio della Uif (Unità di Informazione Finanziaria per l'Italia).  
 
Il commento di Matteo Renzi
«Non mi fanno paura, tutto è perfettamente documentato, legittimo e regolare, nel modo più tranquillo del mondo», dice sicuro Renzi che - come riporta il quotidiano Domani - è stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Roma qualche settimana fa in merito a un'inchiesta "sui rapporti economici tra Renzi e l'agente televisivo". L'ex presidente del Consiglio parla di «qualche velato avvertimento, con un avviso di garanzia comunicato via stampa, in un determinato giorno» riferendosi al momento delicato per il Ddl Zan approdato al Senato su cui continua lo scontro politico.    
Renzi spiega che «tutto ciò che fa parte del contratto, delle prestazioni professionali, è stato realizzato, quando i magistrati ci chiederanno conto, lo faremo vedere».  
 
L’indagine
Sul quotidiano Domani si legge: "L'Espresso segnalò due anni fa come Presta, per il progetto televisivo andato in onda su Discovery, girò a Renzi quasi mezzo milione di euro, una cifra che appariva fuori mercato". Soprattutto, evidenzia il giornale, "se rapportata alle somme pagate da conduttori di fama come Alberto Angela, ma anche messa a confronto con quanto incassato dai Presta da Discovery".
All’epoca "delle fonti interne all'emittente rivelarono che il documentario presentato dal politico era stato comprato per poche migliaia di euro" ma "oggi si scopre che l'Arcobaleno Tre (società di Presta e del figlio Niccolò - anche lui indagato) ha fatto a Discovery una fattura da appena mille euro, che tra l'altro non risulta ancora incassata".  
 
Il quotidiano spiega che "il documentario, costato quasi un milione di euro tra compenso per Renzi e spese di produzione, ad oggi non ha incassato nulla. I soldi ottenuti dall'amico Presta, già organizzatore della Leopolda, servirono invece a Renzi, nell'autunno del 2018, a restituire parte del prestito da 700mila euro che aveva ricevuto dalla famiglia Maestrelli per l'acquisto della villa di Firenze. Un prestito anomalo che finì nelle maglie dell'antiriciclaggio (i soldi furono bonificati dai Maestrelli attraverso il conto corrente dell'anziana madre, e da qui finirono su quelli dei Renzi), ma in quel caso la procura di Firenze non ravvisò gli estremi del finanziamento illecito, nonostante nel bilancio 2018 dell'azienda dei Maestrelli da cui partì la provvista il destinatario finale del prestito (un politico) non era stato segnalato come vuole la legge sul finanziamento alla politica". 
 
La Procura di Roma
Adesso la Procura di Roma, osserva Domani, "vuole vederci chiaro sulla regolarità dell'operazione". I dubbi riguardano in particolare "altri due contratti e relativi bonifici da centinaia di migliaia di euro a favore di Renzi, scoperti dopo una verifica fiscale nella sede dell'ArcobalenoTre". Denaro "versato dalla società del manager all'ex premier perla cessione dei diritti d'immagine e per alcuni progetti televisivi che i due avrebbero dovuto fare insieme". 
  
I pm Alessandro Di Taranto e Gennaro Varone nel decreto di perquisizione a Lucio e Niccolò Presta e alla società ArcobalenoTre, fanno riferimento a "rapporti contrattuali fittizi, con l'emissione e l'annotazione di fatture relative a operazioni inesistenti, finalizzate anche alla realizzazione di risparmio fiscale, consistente nell'utilizzazione quali costi deducibili inerenti all'attività d'impresa costi occulti del finanziamento della politica". Il quotidiano conclude: "I programmi ipotizzati non sono mai stati fatti, e soprattutto i pagamenti al politico non sono stati iscritti al bilancio".  

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