Italia - In Italia cresce l’emergenza nel mondo del lavoro

La Confederazione Sindacale Internazionale ha presentato un nuovo report che denuncia la più grave crisi globale dei diritti sindacali che si sia vista dal 2014

Monica Martini 03/06/2025 12:34

In tutto il mondo i diritti dei lavoratori stanno vivendo una drammatica regressione, e l’Italia non fa eccezione. Il nuovo report della Confederazione Sindacale Internazionale (CSI), che verrà presentato ufficialmente solo il prossimo 10 giugno a Ginevra, durante il vertice annuale dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro che riunisce governi, sindacati e imprese di tutti i Paesi, denuncia la più grave crisi globale dei diritti sindacali che si sia vista dal 2014.
 
L’analisi che è stata sviluppata con attenzione parla di un arretramento della tutela dei diritti dei lavoratori, passando dal livello 1 al 2. Questo scivolamento dipende soprattutto dalla precettazione repressiva usata in particolare dal vicepremier e ministro dei trasporti Matteo Salvini che continua ad adottare una legislazione tra le più restrittive in Europa che nega, nella teoria, il diritto costituzione allo sciopero dei lavoratori dei trasporti, in particolare di quello ferroviario.
 
In vista del referendum sul lavoro e sulla cittadinanza dell’8 e 9 giugno, che potrebbe modificare alcune norme sui diritti dei lavoratori e su quelli della società intera, la premier Meloni ha dichiarato che andrà a votare ma non ritirerà la scheda, quasi un invito a non recarsi alle urne per non raggiungere il quorum. Questo atteggiamento, unito a molti altri, ha portato la Confederazione Sindacale Internazionale a parlare di “repressione” anche su tali diritti.
 
A pesare sul risultato dell’indice dei diritti globali è stata anche la sospensione della democrazia parlamentare a beneficio dell’uso della decretazione, che nega ai rappresentanti dei lavoratori il diritto di discutere le leggi aberranti. Il “Decreto Sicurezza”, approvato senza dibattito parlamentare, non manca a limitare drasticamente soprattutto ai lavoratori di imprese in crisi, in cassa integrazione o disoccupati e poveri il diritto di manifestare.
 
Nel 2024 l’Italia era tra i pochi Paesi europei catalogata tra gli Stati con violazioni considerate sporadiche. Quest’anno sono aumentati rasticamentte i nomi collocati nella lista delle peggiorate, assieme ad Argentina, Georgia, Mauritania, Niger, Panama e Costa Rica. Si tratta di una caduta significativa che testimonia un peggioramento tangibile nella qualità democratica delle relazioni industriali. In Europa, la CSI fa riferimento apertamente ad un “colpo di stato contro la democrazia” orchestrato da governi autoritari e sostenuto da élite economiche, che irano a indebolire le tutele collettive. Nel 2025 troviamo una percentuale del 87% dei Paesi che ha violato il diritto di sciopero, l’80% che ha limitato la contrattazione collettiva, il 72% che ha negato l’accesso alla giustizia e il 45% che ha represso libertà di parola e di assemblea.
 
Tutte queste valutazioni si basano sul rispetto delle convenzioni dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro e forniscono un parametro di confronto universale. La Cgil ha lanciato, di conseguenza, un appello a tutte le forze democratiche: “È urgente invertire la rotta. La compressione dei diritti sindacali è un segnale d’allarme per l’intero sistema democratico”.

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