Italia - Covid, scatta la protesta dei centri commerciali contro le chiusure nel weekend

Mobilitazione in tutta Italia: martedì i lavoratori abbasseranno le saracinesche come gesto simbolico

Fonte: Facebook

Redazione 05/05/2021 11:38

Contro le chiusure forzate del weekend scatta la protesta dei centri commerciali. Mobilitazione in tutta Italia dei punti vendita che martedì abbasseranno le saracinesche per alcuni minuti come gesto simbolico. A guidare il dissenso dei commercianti saranno associazioni come Ancd-Conad, Confcommercio, Confesercenti, Confimprese, Cncc-Consiglio Nazionale dei centri commerciali e Federdistribuzione, che daranno voce agli oltre 30mila negozi e supermercati del Paese. Dopo lo stallo dei mesi precedenti, i titolari della attività chiedono "l'immediata revoca delle misure restrittive che da oltre 6 mesi impongono la chiusura dei negozi nei giorni festivi e pre-festivi".
 
La protesta
Un anno di chiusure imposte dal governo per contrastare la diffusione del Covid-19. Ma ora le associazioni di categoria stremate dalla crisi "vogliono dare voce ai 780.000 lavoratori delle 1.300 strutture commerciali integrate presenti su tutto il territorio nazionale – spiegano in una nota congiunta le associazioni - che vivono da oltre un anno in un clima di forte incertezza, aggravato dalle stringenti misure con cui il governo impedisce a migliaia di attività commerciali di lavorare nel weekend, ovvero nei giorni più importanti della settimana in termini di ricavi e fatturato". Martedì i lavoratori abbasseranno le serrande anche per "ribadire la sicurezza dei centri, parchi e gallerie commerciali che, sin dall'inizio della pandemia, hanno adottato protocolli rigorosi, garantendo che non si registrasse alcun caso di focolaio in tali strutture". Da quando il Covid ha sconvolto il settore, non è mancato "l’impegno di un dialogo costruttivo con il Governo, anche mettendo volontariamente e gratuitamente a disposizione 160 strutture sul territorio nazionale per la creazione di hub vaccinali", precisano. Ecco perché "auspicano di poter avere dalle Istituzioni risposte certe e tempestive, per rimettere in moto un comparto tra i più danneggiati dalla crisi, che continua ad operare solo parzialmente e senza una chiara prospettiva di ripresa".
 

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