Italia - Covid-19, la Corte Ue boccia von der Leyen sui vaccini Pfizer

I giudici si dichiarano dalla parte del New York Times sulla questione del mancato accesso ai messaggi scambiati tra la presidente della Commissione europea e Albert Bourla

Monica Martini 14/05/2025 11:52

Il New York Times ha portato davanti alla Corte di giustizia europea nel gennaio 2023 la questione dei mancati messaggi scambiati due anni prima tra la presidente e l’amministratore delegato di Pfizer Albert Bourla, nell’ambito dello scandalo Pfizergate che ha coinvolto le istituzioni Ue durante la pandemia di Covid-19. La Corte di giustizia ha stabilito questa mattina, mercoledì 14 maggio, che la Commissione ha commesso un atto illegittimo, in quanto non ha chiarito adeguatamente se i messaggi di testo richiesti siano stati cancellati e se tale cancellazione sia avvenuta deliberatamente o automaticamente.
 
La reporter Martina Stevia aveva avanzato in prima persona la domanda fondata sul regolamento relativo all’accesso ai documenti, volendo che fossero resi disponibili tutti i messaggi di testo scambiati con l’intento d'indagare sulle accuse di scarsa trasparenza nelle contrattazioni per la fornitura di un’enorme quantità di dosi vaccinali da parte dell’Europa. Il tribunale Ue ha ritenuto che il New York Times avesse presentato prove rilevanti e coerenti che indicavano l’esistenza concreta di questi scambi.
 
Per contro, la signorara Stevi e il New York Times hanno presentato elementi pertinenti e concordanti che descrivono l’esistenza di scambi, in particolare sotto forma di messaggi di testo, tra la presidente della Commissione e l’amministratore delegato di Pfizer nell’ambito dell’acquisto, da parte della Commissione, di vaccini presso tale società durante la pandemia di Covid-19. Essi sono quindi riusciti a superare la presunzione di inesistenza e di non possesso dei documenti richiesti”, le dichiarazioni della Corte Ue.
 
Tutti i documenti delle istituzioni di base dovrebbero essere accessibili a tutti; tuttavia, nel caso in cui un’istituzione afferma, a seguito di una domanda di accesso, che un documento non esiste, l’inesistenza del documento è presunta, conformemente alla presunzione di veridicità di cui tale affermazione è munita. Le risposte fornite dalla Commissione non rispettano però questi requisiti, perché le loro affermazioni sembrano basarsi solo su ipotesi e presentano troppe informazioni mutevoli, imprecise.
 
Infine, la Commissione è condannata anche per il fatto di non aver mai spiegato il motivo che ha portato a ritenere che i messaggi di testo scambiati nell’ambito dell’acquisto di vaccini contro la Covid-19 non contenessero informazioni sostanziali o che richiedessero un monitoraggio di cui dovesse essere garantita la conservazione.
 
La Commissione europea ha ora due mesi di tempo per impugnare la decisione della Corte Ue.

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