Resta valida l’identificazione di chi alloggia in strutture locate per affitti brevi solo se fatta di persona. A stabilirlo è stato il Consiglio di Stato che ha accolto il ricorso presentato dal Ministero dell’Interno contro l’annullamento disposto il 27 maggio dal Tar del Lazio. Questa verifica non richiede necessariamente che debba essere fatta “in presenza”; può essere infatti svolta anche a distanza “attraverso appositi dispositivi di collegamento predisposti all’ingresso delle strutture purché idonei ad accertare, hinc et nunc, l’effettiva corrispondenza tra ospite e titolare del documento di identità”. I gestori di camere e appartamenti possono ora nuovamente identificare gli ospiti di persona o attraverso strumenti elettronici, come con videochiamate o videocitofoni, tenendo però conto di qualche accortezza in più, per evitare il semplice invio di documenti d’identità per messaggio. La circolare del ministero aveva già giustificato il divieto di fare i check-in da remoto per ragioni di sicurezza, in quanto in assenza di una verifica diretta dell’identità degli ospiti da parte del gestore, potrebbe entrare nella proprietà una persona diversa, o addirittura più persone di cui mancherebbero i documenti. Le keybox, ovvero le cassettine porta-chiavi che vengono installate all’esterno degli edifici su cancelli, inferriate e muri, hanno permesso fino ad ora ai turisti di accedere agli appartamenti affittati online senza dover incontrare fisicamente il proprietario. Si tratta di un sistema di self check-in che si è diffuso a macchia d’olio negli ultimi anni, soprattutto a seguito dall’ampliamento delle piattaforme Airbnb e Booking. Con la nuova sentenza le keybox non vengono vietate, ma di fatto sono rese superflue, vista la necessità di verificare che la persona che ha preso le chiavi dell’appartamento sia la stessa che ha consegnato i documenti nel momento della prenotazione. Già nei mesi scorsi a Firenze, Roma e Milano queste sono state smantellate nei centri storici. “La sentenza del Consiglio di Stato ribadisce che avevamo ragione - sottolinea la sindaca del capoluogo della Toscana, Sara Funaro - e che con il regolamento che ha stabilito il divieto delle keybox siamo sulla strada giusta”. Con le nuove regole chi prende in affitto un appartamento o una stanza può continuare a inviare i propri documenti nel momento della prenotazione, per poi incontrare il gestore una volta raggiunta di persona l’edificio oppure collegarsi in qualche modo per farsi riconoscere. Rimangono così 24 ore al proprietario per comunicare i dettagli alle forze dell’ordine. Questo obbligo vuole fornire una maggiore tutela, ad esempio, facendo riferimento a quanto accaduto a Viterbo lo scorso 3 settembre quando due uomini di origine turca sono stati arrestati perché trovati in possesso di armi da fuoco nella stanza del B&B in cui alloggiavano. La polizia era potuta intervenire proprio grazie alla segnalazione dell’host, che si era insospettito dopo aver verificato che una delle due carte d’identità che gli erano state fornite dagli ospiti tramite messaggistica era falsa.